Ricordo il messaggio lapidario, come tutti quelli che arrivano a TERMINAL, a qualsiasi orario, per annunciare una partenza improvvisa. Perchè quella signora che recide in un solo colpo, netto e deciso, il filo che ci tiene legati alla vita, non ha orari. E il messaggio dice che anche Pasqualuccio Iannello se n’è andato: come mamma e come Mimmo, legati tutti e tre da una sorte comune che li ha voluti, nel giro di pochi mesi, ancora assieme perché così era scritto.
Pasquale aveva settant’anni, come me, come tanti di noi; come tanti di quella generazione che sembrava non conoscere ostacoli, che voleva cambiare il mondo, che non temeva nulla e non si fermava davanti a nulla; e che invece si sta rivelando improvvisamente fragile, indifesa, vulnerabile…
Dove abbiamo lasciato la spavalderia della nostra giovinezza, Pasquale? Dov’è andata a finire quella voglia di procedere indistruttibili lungo una strada cosparsa di ostacoli, attenti a non cadere nelle trappole e a farci largo a gomitate, con la nostra esuberanza giovanile? Dove sono i nostri anni più belli, Pasquale, se i giorni che passano ci mettono di fronte a prove che per noi sono sempre più difficili da superare?
Così è la vita? Questo è il domani che sognavamo, una volta ritirati dal lavoro, una volta pronti a goderci la famiglia, i figli, i nipoti che ci restituiscono la fanciullezza e ci fanno diventare come loro?
Quanti amici ci stanno lasciando, caro Pasquale… quanti amici troverai lassù, in quel mondo migliore. Eppure pensavamo da ragazzi che il mondo migliore l’avremmo costruito noi, quaggiù, con i nostri sogni, con le nostre speranze, con le nostre battaglie quotidiane, con le certezze che avevamo e che oggi vediamo svanire.
Si è conclusa anche per te questa vita terrena: un percorso brevissimo vissuto intensamente, fra famiglia, lavoro, sacrifici, gioie, dolori… e poi amicizie, rispetto, educazione, e quell’onestà alla quale non hai mai rinunciato, caro amico mio! Sei arrivato alla fine della tua strada, e troppe sono le lacrime versate dai tuoi cari, in questa tua famiglia, in pochi mesi. Non è giusto. Ma quella signora che non conosce soste, che non guarda orari, che non si cura della felicità e dei sogni di ognuno di noi aveva già deciso così, arrivando implacabile, inamovibile, determinata a strappare quelle pagine al tuo libro, il libro della tua vita, e di giungere alla parola fine…
Sei volato via, Pasquale, il giorno di S. Antonio. Che sia lui a portarti per mano lassù, nel mondo dei giusti, al cospetto dei tuoi congiunti che prima di te ci hanno lasciato. Avrai sicuramente abbracciato papà, mamma, tuo fratello…e chissà quanti altri ancora… E sul tuo volto non noteranno quella smorfia di dolore degli ultimi giorni, ma quel sorriso sincero, spontaneo, sereno…
Il tuo carattere estroverso, la tua innata simpatia, la tua voglia di essere sempre di compagnia e di aiutare gli altri saranno il migliore biglietto da visita per entrare in quel mondo. Quaggiù hai seminato bene, amico mio. Ti piangeranno tua moglie, le tue figlie, tua sorella Angela, il tuo adorato nipotino che non avrà il nonno che voleva far tornare bambino e con il quale scoprire i giochi della nostra infanzia. In loro hai lasciato la tua eredità: una ricchezza con la quale non possono essere competere i tesori in fondo agli oceani o tutto l’oro del mondo. Un patrimonio di onestà, Pasquale, la tua bontà, la tua amicizia, il tuo cuore generoso, che mai dimenticheremo.
Ti vogliamo bene, Pasquale, e ti ricorderemo sempre.
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