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POLVERE DI STELLE: IL “COMANDANTE” SPOTO

Polvere di stelle! Mi è venuto spontaneo il titolo, POLVERE DI STELLE; come la canzone di Carmichael STARDUST; come il film omonimo di Alberto Sordi e Monica Vitti del 1973, dal titolo dello spettacolo tenuto per gli Alleati al Petruzzelli di Bari. Quindi non ALBUM DEI RICORDI, perché lui, il Tenente SPOTO, ha lasciato un segno, un’impronta non solo nell’ambito del Comando Vigili ma nel comune di Milazzo. Persino nella stessa città che ancora si ricorda di lui. Era il Vice Comandante, anche se spesso lo chiamavano Comandante Spoto, e il suo grado era Sottotenente in anni in cui aspirare a guidare il Corpo dei Vigili Urbani significava fregiarsi dell’ambitissima, unica stella. Altri tempi…   

Chi si ricorda di lui, dei suoi primi anni, lo abbina facilmente al Brigadiere Stefano Farina, al tempo Vigile Urbano, come lui d’altra parte. Erano i primi anni 50 quando entrò nel Corpo di Polizia Municipale, lui che era Maresciallo dei Bersaglieri. Figura sempre imponente nonostante la sua età, ci raccontava che il Comandante dell’epoca era Mario Buccafusca, che aveva il grado di Tenente, e il loro lavoro si svolgeva in una Milazzo che, subito dopo la fine della Guerra, viveva un periodo felice e prospero, ancora prima dell’avvento della grande industria.

Il Comando Vigili all’epoca era una famiglia, e i componenti erano non più di dodici”. Proprio come una famiglia numerosa, tipica di quegli anni. Quelli più avanti negli anni si ricordano di lui, di Farina, di Lillo Messina, di Manfrè, La Malfa, Maimone, Milioti, Picciolo, Gaetano Messina… “Non esisteva una pattuglia in auto, e ogni vigile aveva una sua bicicletta con la quale effettuava la sorveglianza in città. Un controllo più accurato per fare osservare le norme contenute nel Regolamento Comunale al quale ci ispiravamo! C’era il controllo quotidiano nella pescheria e nel mercato. Tanti atti oggi consentiti, all’epoca erano vietati. E anche se per consuetudine si continuano a fare, sono comunque vietati. Come lavare l’auto in mezzo alla strada, buttare dal balcone i fiori e le foglie dopo che si è fatto giardinaggio, sciorinare i panni sulla pubblica via…”.

Ricordiamo tutto, ma in particolare l’arrivo all’improvviso, a bordo delle due Moto Guzzi colore rosso, nei vicoli, nelle strade, nelle piazze, per sequestrare il pallone con il quale giocavamo e assestare un colpo per tagliarlo e scrivere la parole fine ai nostri sogni di ragazzi…   

“E’ con l’approvazione del nuovo Codice della Strada, nel 1959, che avviene il passaggio a motociclista, assieme a Farina; con due moto Guzzi 250, rosse fiammanti, incutevamo terrore. Questo ci ha resi famosi, e le nostre operazioni di controllo sono ancora oggi ricordate da molti giovani e ragazzi dell’epoca – conferma il Vice Comandante. Facevamo solo rispettare le leggi, tutto qui. Nel 1963 ci affiancarono altri due motociclisti, Grazio e Giuseppe La Malfa, e nemmeno loro scherzavano. Ma i compiti non finivano lì”.

Nel Giro d’Italia del Centenario erano lui e Farina a precedere la volata dei ciclisti, in quella tappa storica, vinta da Nino De Filippis: come potere precludere la possibilità di scortare fin sul traguardo del lungomare, fra due ali di folla festanti, a due vessilli della Milazzo di ieri, Spoto e Farina, entrambi con una corporatura massiccia e statuaria, vanto del Comune di Milazzo nelle parate e nelle rappresentanze? 

Sono tanti gli avvenimenti che molti milazzesi collegano a Spoto, ma è bene ricordare che aveva anche una professionalità da fare valere. Il Ministero dei Trasporti, negli anni 60, per formare nelle grandi città Vigili Urbani più preparati, fece tenere dei corsi di infortunistica stradale in tutta Italia. Le selezioni furono durissime. Ore ed ore di prove teoriche, misurazioni, simulazioni. L’esame fu superato dallo stesso Spoto, da Farina e da Pippo Coppolino, e fu sostenuto presso la Camera di Commercio di Messina davanti ad una commissione della quale facevano parte, fra gli altri, alcuni Magistrati, un rappresentante del Ministero, Comandanti di Vigili Urbani di grandi Comuni. Avevano dei lucidi su cui erano stati riportati gli incroci della città, un’anticipazione dei programmi al computer. In caso di incidente, posizionare i mezzi era, per loro, un gioco da ragazzi! Dopo pochissimo tempo erano in grado di ottenere le copie eliografiche (le prime!) e la relazione veniva trasmessa all’autorità giudiziaria, completa in ogni sua parte!.

Fra i lavori più massacranti che venivano fatti negli anni dell’industrializzazione, c’erano i trasporti eccezionali. Ne sono stati fatti a decine, e hanno contribuito con il loro lavoro a fare costruire l’intera Raffineria! Certo, si trattava di una viabilità diversa, meno intensa e caotica, ma anche allora era duro far osservare la legge.

Poi arrivarono gli anni del mercato settimanale, della sua sistemazione a San Papino prima, sulla spiaggia di Ponente poi: e bisognava usare il pugno di ferro per fare osservare leggi e regolamenti comunali, spesso trasgrediti o interpretati in modo molto libero dagli ambulanti.

Fino a quando arrivarono tredici nuovi vigili, quattro motociclisti, un interprete di lingua francese. Si era entrati negli anni 80, i servizi giornalieri cambiavano ma spesso si ripeteva il vecchio copione che vedeva i vigili ruotare nel centro urbano, con il foglio presenze che riportava “Cavour – Largo e via dei Mille – via Luigi Rizzo – vico Calì” che suonava come un appuntamento settimanale troppo severo per il malcapitato, visto che si deva lottare contro la pessima abitudine di fare imbarcare le navi a tutti gli orari e mettersi a disposizione per gli sbarchi. Quando non c’era il famigerato “Incrocio Campanella – Col. Magistri – Migliavacca” a tenere il banco: frutto purtroppo di una scelta poco accorta della classe politica del tempo che aveva installato i semafori nella zona e sulla linea ferrata!

Il sottotenente GIUSEPPE SPOTO, Vice Comandante dei Vigili Urbani, severo e temutissimo ma rispettato e ammirato al tempo stesso, lavorò fino all’ultimo giorno concessogli dalla legge in vigore al tempo, ossia al compimento del suo 65° anno, il 5 gennaio 1987. Andò in pensione con un solo dispiacere, come ebbe a dirmi un girono: non fu mai con me quando entrò in vigore il fermo amministrativo dei ciclomotori. Infatti non esisteva durante il suo lungo servizio, ma il sottoscritto mise in atto i suoi insegnamenti ispirati soprattutto alla giustizia e severità…

Se ne andò in silenzio, e non volle squilli di tromba e presenze di politici al saluto che gli fu dato. Si era spento GIUSEPPE SPOTO, Maresciallo dei Bersaglieri in pensione. Lo piansero i suoi vigili urbani che nel corso della sua carriera lo avevano amato.

La foto che lo riproduce lo vede durante una processione di San Francesco: con rimpianto la guardava da lontano; rimase vicino a me per darmi ancora una volta i suoi consigli, come solo un padre sapeva fare.

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