Quando “critichiamo” le nuove generazioni implicitamente ci stiamo riferendo anche a quelle passate perché è evidente che c’è una responsabilità collettiva che non nasce ieri e non si può attribuire solo alle nuove leve. Sarebbe disonesto.
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato una foto di alcuni giovani, totalmente assorti dagli smartphone. Ma vogliamo dirla tutta?
Chi è che sin da piccolissimi lascia i bambini in balia di tablet e smartphone perché è più semplice gestirli? Le generazioni precedenti.
Chi li getta giornate intere davanti alla tv? Le generazioni precedenti.
Chi sta costantemente con lo smartphone in mano di fronte ai figli? Le generazioni precedenti.
Chi non trasmette alternative culturali valide nascondendosi dietro “eh ma son tutti così i giovani d’oggi!”? Le generazioni precedenti.
Chi passa il tempo a mostrare la propria inutile esistenza sui social network alimentando becere invidie sociali? Le generazioni precedenti.
L’epoca dell’apatia e dell’ignoranza al suo apogeo è responsabilità di tutti, non certo degli ultimi arrivati.
Certo, fa comodo puntare il dito su di loro, sulla musica che ascoltano, il modo in cui si esprimono ma guardate i loro genitori e i loro nonni e capirete molte cose.
“Eh, ma noi negli anni ’70/80/90 eravamo così e cosà”. NO. L’albero si riconosce dai frutti, le generazioni precedenti non sono state un esempio, eccezioni permettendo che fortunatamente ci sono. Prendiamone atto. In questo contesto allora criticheremmo più che altro chi ha sdoganato questi aggeggi infernali: a quanto pare ne siamo diventati schiavi tutti
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