Home / MILAZZO / ALBUM DEI RICORDI / RICORDI DI IERI… ANDARE A LAVARE LA LANA…

RICORDI DI IERI… ANDARE A LAVARE LA LANA…

Nella nostra città LAVARE LA LANA era l’usanza che per molti anni aveva accompagnato i preparativi alle nozze di molte donne, le più giovani delle quali, oggi, sicuramente sono nonne.

Premesso che gli ultimi episodi legati al rito di “Lavare la lana” risalgono a oltre mezzo secolo addietro, prima dell’avvento della Raffineria, ricordiamo che era un evento importante della vita a Milazzo e nei paesi vicini, un modo comune per festeggiare e trovare divertimento in un lavoro duro, ma necessario. Grazie al racconto di un’anziana di San Francesco, abbiamo saputo che la famiglia della sposa comprava la lana grezza con cui avrebbe dovuto riempire materassi e cuscini, come dote per la figlia. Almeno tre o quattro famiglie del vicinato accorrevano in aiuto, certe che in un altro momento sarebbe stato ricambiato il gesto. Molto spesso si partiva all’alba con barconi, su cui trovavano posto persone, lana e viveri, diretti verso la parte Sud della città, dove oggi sorgono le industrie. All’altezza del Lido Azzurro, ad Acqueviole (chiamata così per le acque che assumevano quella caratteristica colorazione) si trovavano le gebbie, caratteristici lavatoi in pietra. Una volta sulla spiaggia, si scaricava la barca ed iniziava il lavoro: la lana veniva divisa a strisce, e lavata con cura con l’acqua delle inesauribili sorgenti.

Ogni donna aveva un compito ben preciso: chi lavava, chi sciacquava con l’acqua dolce delle sorgenti, chi stendeva accuratamente sulla spiaggia sotto il sole rovente di luglio o agosto. Le operazioni erano accompagnate da canti popolari, con strumenti musicali caratteristici (marranzano, armonica a bocca). Tra canti e balli, in attesa che la lana si asciugasse, si consumava il pranzo offerto dalla madre della sposa: piatti rinomati per l’epoca, quali la ventruzza di tonno e pesce stocco, annaffiati da buon vino. Il tutto completato dall’anguria, messa a freddo sin dall’ora dell’arrivo nelle sorgenti che costituivano un naturale frigorifero.

Alla sera, sfiniti, si raccoglieva il corredo, si caricava tutto sulle barche e si riprendeva il viaggio di ritorno.

Commenti

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.