Oggi è il 21 febbraio, mercoledì.
Nel 1966 il 21 febbraio era lunedì. Il giorno dopo sarebbe stato carnevale. Una bella giornata di sole, l’ideale per fare di quel giorno di vacanza, concesso per la solita disinfestazione, un avvenimento memorabile per noi ragazzi di 14, 15 e 16 anni. Mattinata al Castello, per scoprire da vicino cose che ci erano state solo raccontate… Pausa pranzo diversa: al Capo, da Resta, spaghetti con le cozze, una prelibatezza anzichè il solito panino imbottito… Quindi, percorrere l’estrema punta del Promontorio, liberi come l’aria e desiderosi di scaricare l’esuberanza della nostra età.
Eravamo in nove…
Con noi c’era Achille, il più grande con i suoi 16 anni. Ogni sentiero, ogni dirupo, ogni scoglio era per noi novità… Non abbiamo mai messo in conto il pericolo: un passo falso, una roccia che avrebbe potuto franare, una disattenzione…
Liberi, spensierati… incoscienti. Non trovo altre parole per descriverci…
Ricordo tutto di quel giorno. Anche quella figura attaccata al dirupo, e il suo sguardo rivolto verso di me, che con altri due stavo percorrendo una strada diversa, probabilmente più sicura, per salire verso la cima…
Un commento fin troppo consapevole per il rischio che Achille stava correndo, richiamando l’attenzione di chi era con me…
“Ma l’avete visto? Aspettiamolo sopra…”
Arrivammo sopra, ma Achille non c’era. Ci guardammo intorno, senza pensare al peggio.
Ad un tratto, un urlo. Era Pino, il fratello, che aveva trovato il corpo sugli scogli sottostanti. Terrore e angoscia al tempo stesso ci paralizzarono. Nessuno aveva visto quel tragico volo, nessuno aveva potuto dire ad Achille di fare attenzione. Non abbiamo saputo mai se avesse scelto quella strada insolita per arrivare in cima, e dimostrare che meritava un nome che lo rendeva simile all’eroe di Omero, o se stesse aggrappandosi a quelle rocce perchè era scivolato.
Achille, invincibile, immortale, protetto dagli dei, ora giaceva sconfitto su uno scoglio, e gli dei si stavano prendendo la sua vita…
Al fratello e ad altri ragazzi, rimasti sotto, l’ingrato compito di vedere quel corpo senza vita.
A me, quel ricordo che non cancellerò mai, nè potrà mai dissolversi, di vederlo in vita per l’ultima volta, prima di volare nel vuoto…
Addio, Achille. Oggi come ieri, e come ogni anno, in questo giorno, sei sempre vicino a noi, giovani, felici, spensierati, esuberanti, liberi… puniti da un destino avverso…
Ti vorremo sempre bene…