GIANNI COSIMINI era uno di quei ragazzi delle palazzine…
Per chi non lo sapesse, le PALAZZINE erano le abitazioni che verso la fine degli anni 50 sorsero quasi ai limiti della Milazzo del tempo: alle spalle del Mulino Lo Presti, a due passi dal porto e più vicine alla stazione e al passaggio a livello che al centro urbano!
Oggi sono individuate facilmente perchè il riferimento è la chiesa del Sacro Cuore, ma in quegli anni lontani attorno ad esse c’erano solo vasti appezzamenti coltivati a ortaggi e giardini, che pian piano cedettero il passo all’espansione urbanistica ed edilizia. Le PALAZZINE sono sempre lì, anche se il vecchio Viale Alberato si chiama via Giorgio Rizzo, se la chiesetta non è più quella che ospitò un giovane Padre Cutropia, cui fu affidata una parrocchia ai limiti della città; anche se i bambini di quegli anni non ci sono più, e molti sono andati via per sempre…
Attorno a quella chiesa, semplice come quel primo parroco che rimase alla guida della parrocchia per 40 anni, si riunirono ragazzini che ebbero un riferimento soprattutto evangelico. La partecipazione alla vita parrocchiale apriva altre porte, e don Peppino Cutropia, popolarissimo presso i ragazzi che cominciarono ad affollare la chiesa, li avviò alle attività sportive e ricreative che portava avanti, parallelamente alla sua missione.
Gianni era un mio coetaneo, e come tanti coetanei del tempo, crebbe in quella piazza che non aveva ancora l’aiuola e l’asfalto di oggi! Negli spazi ancora non aggrediti dall’edificazione, si giocava a palla. Con Gianni, i fratelli più piccoli, Franco e Luciano; quindi Valerio, Filippo, Alberto, Sergio, Pippo, Armando, Tommaso, Salvatore, Salvuccio, e tanti altri che, anche se residenti in zone lontane della città, venivano attirati da quel canto delle sirene che li affascinava e li coinvolgeva! Ragazzi sinceri, modesti, come le famiglie dalle quali provenivano. Ragazzi che coltivavano il dono dell’amicizia, merce rara e in via di estinzione. Ragazzi che ancora oggi, ripensando a quegli anni ormai lontani, si riescono a commuovere rivedendosi in pantaloncini corti, correre dietro un pallone, intenti a pregare in quella chiesetta.
Non c’è nostalgia, non ce ne può essere perchè ognuno di noi ha trovato un lavoro, si è formato una famiglia, ha messo al mondo dei figli, e vive la sua seconda fanciullezza crescendo i nipoti.
Quel prete di frontiera ha lasciato un’impronta indelebile del suo passaggio su questa terra. Esempio di ineguagliabile amore verso il prossimo, dimostrato con semplicità e con discrezione, contro ogni etichetta e ipocrisia, rivive ancora oggi in quanti lo hanno conosciuto e sono cresciuti sotto la sua guida spirituale.
Grazie ai suoi insegnamenti, che non rinneghiamo, possiamo oggi stringerci ancora a Rosetta Cutroni, a Mara e a Barbara, moglie e figlie di Gianni Cosimini, che sedici anni fa è partito per un lungo viaggio. Una partenza improvvisa, dopo una battaglia combattuta con tutte le sue forze, perchè la sua età lo rendeva forte; ma la lotta si è dimostrata impari, e Gianni ha dovuto soccombere, lasciando nel dolore e nello sconforto i suoi cari, ma anche chi con lui aveva vissuto gli anni più belli di un’adolescenza mai dimenticata… Lontano dal centro e dal caos. Fra quei campetti, quei giardini, quei terreni agricoli che si estendevano fino alla linea ferrata, attorno a quella chiesetta che ancora oggi esercita un fascino su di noi…
Ricordi di un passato che portiamo chiusi dentro di noi. Appena li riviviamo, ci commuovono. E non possiamo fare a meno di asciugare qualche lacrima…
Ciao, Gianni Cosimini! Abbraccia per noi gli altri ragazzi che se ne sono andati per sempre, e vivono lassù assieme a te!
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