PIPPO ADIGE, LA FORTUNA DI AVERLO AVUTO COME AMICO
di Carmelo D’Agostino
Da TERMINAL agosto 2010
In questa torrida vigilia ferragostana in cui gli abiti si appiccicano addosso per la calura, vi è un triste paradosso: i nostri cuori di milazzesi, di isolani, di concittadini della povere vittime di un’assurda e tragica fatalità sono freddi e tristi; Milazzo è fredda e triste, quasi gelida. E’ il giorno dei funerali di quattro ragazzi, giovani uomini, che andavano a guadagnarsi il pane quotidiano. Infatti è per il lavoro che quattro vite sono state strappate agli affetti dei genitori, mogli, figli, fratelli e sorelle. Il lavoro ha sempre richiesto e preteso delle vittime: oggi è toccato ancora una volta alla nostra città aggiungere vittime alle vittime. Quattro ragazzi per bene, onesti, lavoratori, precisi e puntuali, che per queste loro qualità non hanno potuto rinviare l’appuntamento col destino. Certamente ci sono delle responsabilità, forse delle colpe, delle leggerezze, noi non sappiamo. Su queste cose indagheranno gli organi di competenza. Milazzo piange quattro vite che non torneranno alle loro case, quattro ragazzi, giovani uomini, che per una tragica fatalità si sono incontrati nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Chi scrive era amico, molto amico di Pippo Adige, ed a lui vuole dedicare le parole che seguono; degli altri sa che erano ragazzi speciali, giovani lavoratori, imprenditori, persone per bene. Era ancora un ragazzino, Pippo, quando incominciò l’apprendistato di elettrauto presso il suo maestro Pino Briglia. Ed è lì che ho avuto la fortuna di conoscerlo quando, fresco patentato, andavo in quell’officina di via XX Luglio ora per sistemare l’autoradio, ora per la batteria, ora per la lampadina. E Pino, il titolare che simpaticamente mi sopportava perché ero un po’ rompi, mi indirizzava subito a Pippo, che fin da allora manifestava una competenza unita a molta pazienza che me lo fecero diventare subito simpatico. Non c’era volta che non mi rivolgesse un sorriso mentre mi metteva a punto la macchina. Pian piano, nel corso di pochi anni, la simpatia divenne amicizia, e quando aprì la sua officina, da titolare, fui tra i suoi primi clienti. Da allora, quasi quarant’anni addietro, i nostri rapporti sono diventati una bella e solida amicizia; se conoscevi Pippo Adige non potevi non affezionarti, sprigionava simpatia e sincerità da tutti i pori. Col passare del tempo nel suo lavoro diventava sempre più esperto ed era sempre più all’avanguardia, passando dalle autoradio ai sistemi di amplificazione più sofisticati, fino all’elettronica più avanzata dei giorni nostri. E Francesco, suo figlio, quando aveva qualche difficoltà nel campo elettronico, chiedeva consigli al padre. Ma non si era fermato a questi successi: non gli bastava essere un numero uno; avendo tre figli maschi, aveva diversificato la sua attività diventando imprenditore nel noleggio da rimessa con conducente, ed anche lì sarebbe potuto diventare un numero uno. Parlava poco Pippo, ma da lui ti potevi aspettare solo il giusto consiglio; mai arrogante, mai superbo, sempre umile, corretto, onesto. A Milazzo ed anche fuori Pippo Adige è stato un punto di riferimento per noi ragazzi di ieri ed uomini di oggi, ma soprattutto punto fermo e ben saldo per la sua bella famiglia: Maria Rosa, Michele, Francesco e Simone, una famiglia seria, dedita al lavoro ed intrisa di sani principi. Io ho avuto anche la fortuna di conoscere il papà di Pippo Adige, Michele, oggi non più tra noi, ma ora certamente accanto a Pippo. Il signor Michele era un galantuomo di altri tempi; ricordo che quando veniva in studio o mi chiamava a casa per qualche problema di salute, quasi gli sembrava di disturbare… E che dire della mamma, la signora Mimma? E’ stata ed è l’incarnazione della madre di famiglia a 360 gradi! Ed allora, con questi genitori, come poteva essere Pippo Adige? Così come lo ricordiamo noi che abbiamo avuto la fortuna, oltre che di conoscerlo, di essere stati suoi amici; sì, sono stato fortunato ed onorato di averlo avuto come amico. Delle volte facevamo discorsi un po’ seriosi sui problemi quotidiani, altre volte scherzando andavamo al bar insieme, magari facendo un sommesso apprezzamento su qualche bella turista. Avrei tanti ricordi… Oggi, se Milazzo piange uno dei suoi figli migliori, noi piangiamo un amico con la A maiuscola. Di quelli che ti lasciano una traccia indelebile nel cuore, di quelli che quando se ne vanno ti fanno dire con orgoglio: “Io sono stato suo amico”. Chi scrive vuole rivolgere un sentito pensiero di cordoglio ed un abbraccio ai familiari degli altri ragazzi, che con Pippo sono stati vittime di questa assurda tragedia. E con me, anche la redazione di TERMINAL, sicura di interpretare anche i sentimenti di dolore dei suoi lettori.