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Risparmiare di meno, spendere di più! Ma siamo sicuri che sia la giusta soluzione?

RINGRAZIAMO LUIGI CELEBRE , CHE DA ANNI COLLABORA CON LA NOSTRA TESTATA, E CHE DI TANTO IN TANTO ARRICCHISCE LE NOSTRE PAGINE CON LE SUE PUNTUALI CONSIDERAZIONI DI ORDINE ECONOMICO, STORICO, POLITICO, SOCIALE. E’ IL DECANO DI TERMINAL, E LA SUA PRESENZA CI ONORA. ECCO UNA SUA RIFLESSIONE CHE FA SEGUITO ALLA PROPOSTA DI SVUOTARE I DEPOSITI DEI RISPARMIATORI PER RIMETTERE IN MOTO L’ECONOMIA. ANCORA GRAZIE! 

di LUIGI CELEBRE

Una prestigiosa firma del giornalismo politico-economico affrontando il problema attualissimo della ricostruzione dopo il fermo dell’economia a causa della Pandemia ed aver premesso che gli italiani hanno la predilezione per il risparmio ha sostenuto la necessità di ridurre i risparmi depositati incrementando le spese  per evitare il rischio di un ulteriore fermo dell’economia.

Sul piano della teoria economica si tratta di una tesi valida che però non tiene conto del perchè da noi, come in altri paesi con la nostra situazione, è radicata la mentalità del risparmio.

Il nostro paese fino a prima del secondo conflitto mondiale era un paese prevalentemente agricolo che dalla civiltà contadina ha ereditato molte cose tra le quali il culto del risparmio.

E’ pacifico che gli agricoltori non fanno come le cicale sperperando i guadagni ricavati dai raccolti ma provvedono in primo luogo a ricostituire le scorte  per i mesi di improduttività della terra e prudenzialmente anche  per eventuali crisi e carestie. Si tratta di una scelta economica che finora si è dimostrata vincente. D’altra parte quali sono i segnali che dovrebbero convincere ad una inversione di tendenza tale da portare ad una riduzione della liquidità con l’aumento delle spese? 

Affinchè ciò si verifichi occorre iniettare all’opinione pubblica una forte dose di fiducia nel futuro. Le notizie sulle minacciate chiusure di attività, la riduzione dei posti lavoro, i capitali italiani nei paradisi fiscali, fanno pensare ad un futuro non roseo ma pieno di nubi per cui in molti prevale la previdenza e parsimonia nello spendere della civiltà contadina. 

Per  un rilancio forte della economia del paese, come avvenne in occasione del “miracolo italiano” del dopoguerra occorre creare opportunità di lavoro che diano certezze ai nostri giovani e che riducano sensibilmente il fenomeno della “fuga dei cervelli” verso altri paesi.

Ricostruzione e lavoro è un binomio inscindibile ed il solo in grado di dare una forte accelerazione alla economia ed a produrre un “secondo miracolo italiano”.

 

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