E’ POSSIBILE CHE UNA MACCHINA ORGANIZZATIVA ESPERTA COME QUELLA DI SEL COMPIA ERRORI COSI’ MADORNALI?… A CHI GIOVA RIMETTERE IN CIRCOLO IL 6% DEI CONSENSI DI FASSINA?
Partiamo dai fatti: Stefano Fassina, il candidato sostenuto da Sinistra Italiana, è stato escluso dalle liste dei candidati per le elezioni a sindaco di Roma. Le sue liste sono state respinte dalla commissione elettorale circondariale per vizi formali «non sanabili» e la sua candidatura ora dipende dall’esito del ricorso al Tar. Entro le prossime ore la commissione elettorale trasmetterà la notifica degli esiti negativi alle varie liste: ricusazione o richiesta di modifica. Per rispondere i soggetti politici hanno tempo fino a mezzogiorno di martedì.
Nel caso specifico la decisione del Tar arriverà entro tre giorni dal ricorso.
Dalle prime informazioni pare che ci sia stato un duplice problema: sulla lista civica mancherebbero le date (o la data) in cui sono state raccolte le sottoscrizioni; sulla «politica» la commissione elettorale avrebbe ritenuto valide meno firme del minimo necessario (1.300). Se ciò fosse confermato, si tratterebbe di errori “non rimediabili”, come ha precisato la commissione. Aggiungiamo errori fin troppo grossolani per provenire da una macchina elettorale ben oliata come quella di Sel. Per una serie di ragioni che ben comprenderà chi ha un minimo di dimestichezza con la materia e sulle quali non si può che restare basiti:
1) quando si controlla la modulistica, prima di consegnarla alla commissione, la prima cosa che si verifica è che sia indicata la data delle sottoscrizioni. Come in questo caso possa essere sfuggita è un mistero.
2) In previsione che alcune firme possano essere contestate, se ne raccolgono sempre qualche centinaia in più. Cosa non certo difficile per un candidato accreditato a Roma di un 5-6%. Ci sono riuscite piccole liste, come mai Sinistra Italiano no? Qua si parla infatti di appena 1.300 firme che non sarebbero state raggiunte, una volta cassate quelle non valide.
3) A voler essere maligni sembrerebbe più un suicidio perfetto che un omicidio orchestrato da terzi.
A chi andranno, nel caso l’esclusione di Fassina fosse confermata, quei voti?
In una battaglia “capitale” in cui i sondaggi danno Giachetti, Marchini e Meloni racchiusi in 2% variabile di differenza, pare evidente che se anche solo la metà dei consensi di Fassina, ovvero il 3%, dovesse orientarsi verso uno dei tre, il gioco sarebbe fatto. A voi immaginare a quale degli aspiranti sindaco potrebbero essere dirottati quei voti. Gli elettori di Fassina si possono dividere in tre categorie: gli “arrabbiati” che potrebbero quindi votare i 5 stelle; gli antirenziani che però pur di non fare vincere la destra si turano il naso e votano Pd e infine quelli che ripiegano nell’astensione se l’offerta politica non li convince. Al momento comunque Fassina viene accreditato dai sondaggisti tra il 3 e il 7% quindi è ragionevole pensare che Giachetti possa raccogliere fra la metà e un quarto dei suoi consensi.