“In occasione del Carnevale di Cattafi, organizzato a San Filippo del Mela, la nostra maschera tradizionale sarà protagonista grazie alla preziosa collaborazione dell’associazione I Polecenelle, custode della nostra identità e delle nostre tradizioni”.
Questo è scritto nel post del comune di Alessandria del Carretto, in provincia di Cosenza, nei preparativi alla partecipazione al consueto Carnevale Cattafese.Continua quindi la tradizione e ritorna il Carnevale Cattafese, con due appuntamenti da non perdere: 16 febbraio, ore 15:30. Incontro di Tradizioni in cui maschere tradizionali da tutta Italia si incontrano per celebrare le nostre radici. 2 marzo, ore 14:30, con la tradizionale sfilata de “’A Maschira”, spettacoli, colori e sapori autentici, con uno spazio dedicato al food.Il tutto si svolgerà nella frazione Cattafi di San Filippo del Mela.‘A Màschira, termine dialettale che indica per l’appunto LA MASCHERA, elemento indispensabile del Carnevale, fa cogliere in pieno il senso della manifestazione, che affonda le sue radici addirittura nel 1700, ma secondo ricerche purtroppo non documentate, “si ha ragione di credere che la Maschera Cattafese, e con essa il Carnevale Cattafese, abbia origini più antiche“.Si tratta della riproposizione di un evento storico, per rievocare la vittoria della popolazione locale, nel 1544, sulla flotta di Barbarossa, ammiraglio di Solimano I, il quale, quasi ottantenne, non negava l’appoggio dei suoi uomini a chi ne faceva richiesta, salvo poi comportarsi come pirati depredando i popoli liberati. Costui, reduce da Talamone e da Lipari, che aveva messo a ferro e fuoco, pensava forse di trovare terreno fertile anche nei piccoli paesini della costa tirrenica, che avrebbero subito le angherie dell’orda nell’avanzata verso la roccaforte di Santa Lucia del Mela. Purtroppo per lui senza fare i conti con gli antichi abitanti del casale di Cattafi, in massima parte contadini, che brandendo vanghe, tridenti e bastoni si opposero strenuamente agli Ottomani fino all’arrivo degli uomini a cavallo del Barone Balsamo di Cattafi. L’imprevista battaglia fu sanguinosa e da entrambe le parti si ebbero molte vittime. I pirati ripresero precipitosamente la via del mare, per evitare il peggio, e quegli eroici difensori furono definiti scacciùni, proprio per essere riusciti a scacciare, in un tentativo disperato, gli invasori. Da allora il termine Scacciùni indica l’uomo valoroso, il liberatore, il paladino della giustizia. L’abbigliamento tipico dei contadini, a seguito dell’episodio vittorioso, assunse una rapida trasformazione, ma solo in vista di determinate occasioni: indossare i costumi dei vinti! Abiti variopinti, con un pantalone con ricami di grande preziosità che arrivava fino al ginocchio. Su di esso veniva indossato un gonnellino di stoffa pregiata; quindi una camicia bianca con nastri multicolori; scarpe e lunghe calze, e infine guanti bianchi. In testa, un cappello a forma di cono, alla cui punta venivano attaccati dei nastri colorati. La sua lunghezza superava il metro, ed era tenuto ritto grazie ad un’anima di canna ricoperta da stoffa pregiata e ornato di pietre preziose.In occasione del Carnevale Cattafese sono proprio gli Scacciùni i protagonisti, ma assieme a loro sfilano maschere tipiche e si crea una vera e propria atmosfera di festa tra canti e balli tipici, fra i quali spetta il ruolo fondamentale alla tarantella. Nei giorni che precedono le sfilate si intensificano le prove di ballo: uomini (curiosamente interpreti dei ruoli femminili, i “dami“, oltre che dei cavaleri), e donne (fimmini) impegnati per assicurare il massimo ad uno spettacolo che il pubblico, sempre più numeroso ed appassionato, gradisce! Al corteo si potranno unire altre maschere.
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