DIECI ANNI SONO PASSATI DALLA SUA IMPROVVISA SCOMPARSA. DIECI ANNI E’ IL TEMPO RICHIESTO DALLA LEGGE PER L’INTITOLAZIONE DI UNA STRADA. E PERCHE’ NO?
Era il mese di maggio del 2008. “Salvatore Zullo ebbe un banale incidente davanti alla sua trattoria, una stupida caduta“. Questo si legge sfogliando il menù che viene portato agli ospiti della Trattoria La Campagnola, prima di scorrere l’elenco delle prelibatezze che vengono preparate in cucina e servite ai clienti.
Salvatore Zullo… e chi non lo ha conosciuto? Lo conoscevo da tantissimi anni, certamente per essere stato anche io cliente del ben noto locale che lui volle aprire a Cattafi, nei primi anni 60. Anzi, il 21 settembre 1963, 55 anni fa. Era tornato nella sua terra dopo aver a lungo lavorato al nord, a Torino, dice la sua storia che ho letto anche io su quel menù… Erano anni “… in cui nei locali pubblici l’ingresso era vietato ai meridionali e ai cani”. In lui era forte il richiamo della Sicilia, finchè un giorno decise di lasciare il freddo e le nebbie del nord e ritornare. Cosa avrebbe dovuto fare un emigrato, che non era rimasto ad imparare un solo mestiere ma ne aveva fatti tantissimi, per potere mantenere dignitosamente la famiglia? Ma soprattutto cosa avrebbe avuto da fare nel suo paesello natale quel sarto non più giovanissimo che aveva dieci, cento, mille idee, al punto da non avere il tempo materiale di metterle in pratica tutte assieme?
Nel suo paese era rimasto un fazzoletto di terra, la “roba” verghiana che costituisce la ricchezza per chi è nato e vissuto al Sud, quella ricchezza che molti hanno dovuto vendere per racimolare il necessario per cominciare, lontani, una nuova vita. Lui, quel terreno di Via Pagano, lo aveva ancora, anche se lontano dalla città che cresceva e vedeva ad un tiro di sasso spuntare come funghi i serbatoi, le ciminiere. In quel terreno, la sua “roba”, concepì un’idea geniale: aprire una trattoria, che battezzò “La Campagnola”: in mezzo alla campagna, fuori dal mondo, con pochi casolari sparsi qua e là, quel locale diventò in poco tempo il ritrovo dei buongustai e di chi cominciava, apprezzando il crescente benessere economico, ad assumere nuovi comportamenti, primo fra tutti il passare un paio d’ore seduto ad un tavolo ed essere servito. Un menù fatto di ricette siciliane, ma inizialmente pollo arrosto, lumache fritte, salsiccia, pane e vino, assicuravano una popolarità senza precedenti a quel signore tornato da lontano e divenuto improvvisamente ricercato e conosciuto. E lui, Salvatore Zullo, intelligente, creativo all’inverosimile, ma soprattutto poliedrico e dinamico, cominciò a dare ulteriori prove delle sue straordinarie doti.
Le sue idee presero corpo, La Campagnola divenne centro culturale, ricreativo, musicale, sportivo, sociale, etnologico, storico, gastronomico!
Appassionato di ciclismo, organizzò e portò a termine “ben 12 giri di Sicilia per amatori“, in tappe organizzate come il Giro. Portò addirittura il ciclismo alle Eolie, in una tappa che toccò Lipari. Creò dei corsi per aspiranti pizzaioli, assicurando a molti una professione e tanti posti di lavoro. Nel suo locale erano d’obbligo le serate danzanti con i gruppi musicali, i complessi dell’epoca, fra tutti i Dawns del Maestro Giovannino Russo, fatti di “ricchi premi e cotillons” e di balli sulla pista attorno alla quale i clienti continuavano a cenare o a sospendere richiamati dal motivo in voga! Sua fu l’idea di riportare in vita il gruppo folkloristico degli Scacciuni, rievocando un episodio storico di alcuni secoli prima, con una sfilata che rappresenta un ritorno al passato glorioso della sua terra, difesa dalle incursioni dei Turchi. Sua fu, ancora, l’idea di rilanciare la “Festa della Primavera“, ma non passarono inosservati, negli anni della sua straordinaria vitalità, i concorsi di poesia, quelli di pittura, così come si ricordano le mostre etnologiche, gli incontri gastronomici, o gli assegni della neonata “Banca della Sbafatoria” che venivano intestati e consegnati ai clienti al momento di pagare il conto: un accredito per le successive consumazioni, una sorta di riconoscimento per la fedeltà! O, ai tempi delle radio libere e delle lunghe serate passate a casa, in ascolto con il dito inserito nel disco del telefono, pronto a comporre il numero per chiamare l’emittente e rispondere al quiz, i Buoni per “una pizza con bibita” rilasciati a centinaia, a migliaia, e subito imitato da altri locali e ristoratori, per assicurarsi clienti che non si sarebbero limitati a consumare solo quanto vinto, ma a pubblicizzare e a frequentare per altre volte ancora la pizzeria, la trattoria, il ristorante!
Quel giorno di maggio di dieci anni fa Salvatore Zullo non fece più ritorno, dopo quella banale caduta, nella sua casa, nel suo locale, nella sua città… A San Filippo l’iniziale incredulità per quanto accaduto lasciò il posto allo sgomento, allo sconforto. Il Cavaliere Zullo era partito di nuovo, ma questa volta per sempre. Ma la sua opera, frutto di impegno e di sacrificio, di passione e di instancabile voglia di dare il meglio e di lasciare un ricordo ai posteri, continua…
I suoi sogni si sono realizzati, ma lui non finiva mai di sognare, di porsi nuovi traguardi, di credere nella sua terra, nella sua Cattafi, nella sua San Filippo del Mela che lo ricorda e non lo ha mai dimenticato. E che potrebbe dedicargli anche qualcosa, come esempio di laboriosità, di estro, di inventiva, di intelligenza, di amore per la sua terra.
Sarebbe opportuno intitolargli una strada, anche nella sua Cattafi, visto che la legge permette questo riconoscimento. Ci permettiamo, noi di TERMINAL, di suggerire questa idea, da sfruttare e da mettere in pratica per un uomo che idee ne ebbe migliaia, e operò per fare grande la sua città. Verrà fatto? Ci penserà la nuova amministrazione, qualunque sia il colore? Ci penseranno i candidati a mettere nei loro programmi anche questa singolare iniziativa, che non ha bisogno certo di essere suggerita da un giornale che, in questo momento, pensa di interpretare i desideri dei cittadini e, perchè no, di tutti coloro che hanno conosciuto questo personaggio eccezionale che ogni città avrebbe voluto?
Sarebbe giusto, a nostro modo di vedere, ricordare alle future generazioni questo piccolo grande uomo, che ha permesso, anche grazie alla sua lunga e appassionata attività, di conoscere un pezzo della Sicilia e delle sue tradizioni.