Un necrologio senza foto, con il solo nome: LIDIA DAVI’ RUSSO. Chi si ferma a leggere, spinto forse dalla curiosità, si rende subito conto che è la mamma di Enzo, di Pippo, di Lucia, di Antonio Russo. Una partenza che addolora, a pochi giorni dall’Immacolata, a tre settimane dal Natale, a meno di un mese dalla fine di questo 2021 che, rispetto al 2020 non si è certamente mostrato migliore! La signora Lidia, così come l’avevamo chiamata fin da bambini, era la mamma del nostro compagno di scuola, al tempo delle elementari; era anche la mamma dei nostri amici di ogni giorno, che crescevano in quella famiglia in cui il signor Francesco Russo, il papà, rappresentava un riferimento nel commercio a Milazzo. E lei, la signora Lidia, aveva trasmesso il suo nome alla figlia del primogenito, oggi orgogliosa di chiamarsi come la nonna!
Sostando davanti al necrologio, commentando la notizia, riaffiorano i ricordi di una Milazzo diversa e più genuina. Sono i ricordi di una città che respirava il profumo di gelsomini, quando noi eravamo spensierati, come tutti quelli della nostra generazione, con rigidi orari da rispettare, rigide imposizioni, rigida educazione! In compenso non avevamo alcuna preoccupazione: alle estenuanti corse in marina, ai giochi del tempo, alle sgroppate felici dietro una palla di gomma, avvicendavamo qualche giocata ai bigliardini, o le domeniche al cinema, affascinati dalla muscolatura di Steve Reeves o di Mark Forrest, eroi dei film mitologici e trionfatori del bene sul male. Interpretato, quest’ultimo, dal solito tiranno che alla fine subiva una morte violenta fra le urla di approvazione e di esultanza di noi fanciulli. Quella Milazzo ancora non ci aveva regalato il benessere: crescevamo in una città nella quale la vita quotidiana veniva scandita in maniera semplice e per nulla monotona, avevamo pochi riferimenti e tanti sogni. Non ci rendevamo ancora conto che eravamo alla vigilia di un’improvvisa ventata di benessere, fatto di automobili, di frigoriferi, di lavatrici, di scaldabagni, di televisori, addirittura di comodi appartamenti che ci fecero lasciare le vecchie abitazioni del centro storico, le vecchie amicizie, gli affetti.
I vecchi negozi del centro cambiavano proprietari o cessavano la loro attività. Russo Confezioni si trasferiva al primo piano di un nuovo palazzo edificato fra la via Giacomo Medici e la via Cumbo Borgia, dove una volta c’erano il negozio di merceria della signora Micali, il portone di Mommo Le Donne, il noleggio biciclette, e tanti amici che non tutti ricordano più… Improvvisamente Milazzo cambiava aspetto! Nuove richieste al passo con i tempi per una moltitudine di persone che affollavano la città nel fine settimana. Nuovi negozi per soddisfare le nuove esigenze. Nuove abitudini con le quali la città avrebbe dovuto fare i conti, e stare al passo.
Era la Milazzo opulenta degli anni del benessere, quelli che i giovani di oggi non hanno vissuto e non possono rimpiangere. Era la Milazzo dei nuovi negozi, delle attività commerciali che dovevano necessariamente reggere il passo con la concorrenza: spesso con il capoluogo, Messina, dove ancora, dopo un viaggio avventuroso sulla 113 parecchi andavano con l’auto, o molti la raggiungevano più comodamente a bordo di un treno che fermava nella vecchia stazione a due passi dal centro!
In quella Milazzo che cresceva c’era posto per tutti; ma privi di una professionalità, non tutti sarebbero riusciti ad avere un loro spazio!
Ed ecco che l’attuale salotto della città, la via Medici, strada di transito per migliaia e migliaia di macchine prive di una meta, specie di domenica, si popolava di commercianti con nuovi e più ambiziosi orizzonti. Non c’era solo lo storico e raffinato bar Romagnolo, ma negozi che segnano una nuova epoca: Regali Catanzaro, Merceria Bertè, Interflora Antonuccio, Tindaro Migliorino, la salumeria Spoto, la gioielleria Nicosia, l’elettricista Soldino, Arte e regalo, la profumeria Picciolo, Giuliano Testa corredi e tessuti, Molinari arredamento negozi… E i vari Santo Torre, Pino elettrodomestici, La Rocca, Tony Scuderi, Pietro Caravello, il rinnovato bar Cambria con l’Hotel Diana, Calzature La Malfa prima di diventare Luca’s, Vito Rizzo parrucchiere, Pippo Sindoni che subentrava al suocero, il vecchio Munsueddu… ed altri!
Ricordi di altri tempi… una pagina di storia di Milazzo, raccontata per rendere omaggio a lei, alla signora Lidia, una delle donne simbolo della crescita economica e commerciale della città. Una mamma con la quale si era stabilito un rapporto cordiale e affettuoso, e che come noi si divertiva a ridere quando assieme a Pippo preparavamo le “vendite promozionali” di fine stagione, chiusi per ore a registrare articoli, marche, prezzi dei prodotti in vendita e poi uscire in macchina per diffondere il tutto da un altoparlante! Una mamma che domani, sabato 4 dicembre, andremo a salutare presso il duomo di Milazzo, alle ore 10, abbracciando i figli che sanno che lei è volata in cielo prima di Natale, perchè il papà aveva bisogno di stare assieme alla sua sposa, e vegliare su quei ragazzi ormai cresciuti, conosciuti quando la città profumava di gelsomini; amici da sempre. Molto prima che il benessere cambiasse il nostro modo di vivere e il volto di questa città…
Addio, signora Lidia, un abbraccio a suo marito!
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