Venti di contestazione soffiavano impetuosi sul nostro Paese verso la fine degli anni 60. Quei giovani attratti, fino a quel momento, solo dagli eventi sportivi, dalla goliardia, dalle coetanee corteggiate spesso invano, dalle canzoni di protesta, dai capelloni, sentirono forte il richiamo della politica e decisero che era giunta l’ora di mettersi in gioco, per scrivere, così come fecero, il loro nome negli annali della contestazione studentesca e giovanile a Milazzo.
Si vivevano gli anni di piombo, e nei miei ricordi PASQUALE VENUTO appartiene a quella seconda generazione.
Lui era più piccolo di noi che avevamo vissuto il 68, e si andava formando con i vari Catanzaro, Lo Presti, Privitera, Salamone, Lombardo, Sofia, Anania, Dragà…
Erano visti come coloro che avrebbero continuato l’impegno assunto da noi anni prima, gli anni della nostra adolescenza: di quegli anni, e dell’impegno politico, fanno parte tutti coloro che ci sono stati vicini e ai quali ci siamo rivolti per conoscere un mondo che per noi era nuovo. Anche se in tanti non frequentavano la sede del partito, era normale alla nostra età chiedere chi fossero quelli dei quali avremmo potuto “fidarci” o con cui avremmo dovuto parlare liberamente, esponendo le nostre idee, confrontandoci, stabilendo dei rapporti di amicizia che sarebbero durati anche nel tempo.
Anche PASQUALE VENUTO aveva trovato parecchi giovani, tutti nati nel periodo bellico e quindi di una quindicina di anni più grandi; ma c’erano anche persone la cui età era quella dei nostri genitori, e fra loro, molti che conoscevamo ma che non avevano mai espresso pubblicamente la loro idea. In coloro si rafforzò l’idea che il partito aveva trovato la linfa per dare un significato alle loro battaglie, una continuità ai loro ideali. Ascoltò da questi il loro passato, gli anni difficili del dopoguerra, le incursioni notturne fatte di manifesti affissi e ricoperti dagli avversari, le battaglie dei volantinaggi elettorali, le spedizioni punitive; ascoltò anche i nomi dei gruppetti che avevano lasciato le loro firme sulle facciate delle case, medianti frasi o simboli o slogan o disegni tricolori, fin dalla fine della guerra; ed in loro aveva colto l’esaltazione per quelle imprese che spesso enfatizzavano come se avessero compiuto atti di eroismo, al di là delle linee avversarie, superando le trincee, incuranti delle fortificazioni, delle difese, del fuoco nemico!
PASQUALE, come prima noi, aveva scoperto anche il loro passato, la loro presenza all’interno del Consiglio Comunale, il notevole apporto in termine di consensi che portavano ai candidati nelle elezioni politiche o regionali. Alle domande, fatte a chi aveva il compito di istruire, veniva semplicemente risposto che erano “dei nostri”, così come si diceva allora!
Dove c’era un genitore che aveva trasmesso la sua idea al figlio, un amico che aveva fatto da portavoce di determinate idee, un compagno che più degli altri aveva carisma e dialettica, un professore che spiegando poteva fare breccia sugli alunni, ecco che si delineavano gli schieramenti. Spesso con poca convinzione, e oggi il non volere ricordare nulla del passato, o addirittura rinnegarlo, è la prova che tutto si faceva perché andava di moda. Ma chi aveva rivestito ruoli importanti, chi aveva partecipato a manifestazioni o occupazioni, chi aveva formato i giovani che si avvicinavano ai movimenti giovanili semplicemente per fare dei confronti, per capire chi fosse fra i contendenti ad avere ragione, oggi non potrà rinnegare un passato fatto di scelte e di sacrifici, di ribellione ad un sistema che andava combattuto, l’avversione nei confronti di una politica fondata sul clientelismo e sul favoritismo.
Si chiedeva scuola per tutti in quegli anni, caro PASQUALE; libertà ma non si capiva da cosa, creazione di un mondo nuovo nel quale i diritti spesso prevalevano sui doveri, lavoro, case per il popolo, sesso, emancipazione, antimilitarismo, fine delle guerre, libera chiesa in libero stato, valorizzazione della meritocrazia, no al capitalismo, no al fascismo, no al comunismo, dittatura del proletariato e tante altre belle cose, almeno sulla carta! Si inneggiava a Mao, Marx, Marcuse, o si gridava Viva il Duce. Si scandivano slogan come “Il comunismo non passerà”, o “Fascisti carogne tornate nelle fogne” e, durante l’autunno caldo, “Studenti e operai uniti nella lotta”. Una lotta senza quartiere, con il mondo giovanile diviso, mentre dall’alto del potere politico c’era chi fomentava un odio senza fine.
Caro PASQUALE VENUTO, molte di queste cose le hai vissute; altre ti sono state raccontate da chi le aveva vissute prima di te. Hai avuto il coraggio di esporti in prima persona negli anni di piombo, non hai accettato compromessi, sei rimasto fedele, in trincea, a combattere per la tua idea, a propugnarla.
Oggi che un triste necrologio riproduce la tua foto; oggi che ti piangono, a soli 68 anni, tua sorella e i tuoi nipoti, sappi che non sei solo: ti piangono e ti salutano tutti coloro che combattono per la tua idea. Coloro che non si sono arresi, PASQUALE. Quegli uomini e quelle donne sono in tanti: più di quanto immagini. Loro stanno in silenzio sulle barricate, fieri dei loro ideali, consapevoli di non aver mai tradito. Neanche loro hanno accettato compromessi. E tutti pregheranno per te. Ciao, PASQUALE VENUTO.
IN QUESTO TRISTE MOMENTO SIAMO VICINI AI CONGIUNTI DI PASQUALE VENUTO, AL QUALE HO VOLUTO DEDICARE QUESTO RICORDO DEL PASSATO. I SUOI FUNERALI SARANNO CELEBRATI NELLA GIORNATA DI LUNEDI’ 17 GIUGNO, ALLE ORE 10, NELLA CHIESA DELLA TRASFIGURAZIONE DI CIANTRO.
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