GIUNTO A MILAZZO DA SIRACUSA 50 ANNI FA, FUNZIONARIO INAIL, IN POCHI RICORDANO CHE FU ELETTO SINDACO, SEPPURE PER UN PERIODO BREVISSIMO, DEL COMUNE DI MILAZZO NEL 1976.
Ci è stata data ieri sera, domenica, la notizia della scomparsa di PASQUALINO GARRO, Lino per tutti coloro che lo conoscevano. Se n’è andato in silenzio, in una giornata di coprifuoco per l’Italia intera, in lotta contro il coronavirus. E se non avessimo dato la notizia, come era doveroso, visto che siamo tutti chiusi in casa, in pochi lo avrebbero saputo.
Nè potremo stringerci attorno a lui per i funerali che saranno celebrati osservando le restrizioni imposte dalla normativa per contenere il contagio: possiamo solo recitare una preghiera per la sua anima, e ricordarlo.
Lino GARRO giunse a Milazzo negli anni in cui la città stava crescendo di popolazione e si rendevano impellenti anche servizi destinati ad un’utenza più numerosa. Proveniva dalla provincia di Siracusa, era nato nel 1941 a Canicattini Bagni, e lo ricordiamo dipendente dell’INAIL, non ancora nella sede di Piazza Roma, ma in via Giorgio Rizzo. Era un giovane attivo e dinamico, e presto la politica si interessò di lui, al punto da candidarlo nella lista della DC al rinnovo del consiglio comunale del 15 giugno 1975.
Fu eletto destando anche meraviglia non essendo milazzese Doc, assieme ad altri 13 consiglieri DC. Erano gli anni di Cartesio, Doddo, Catanzaro, Caravello, Ruvolo, ma fece scalpore la pattuglia dei nuovi arrivati: Franchino Trio, Orazio Silvestro, Nino La Malfa, Nino Torre, Franco Lampone, Mico Mastroieni Italiano, Matteo Milioti, Ciccino Isgrò e lo stesso Garro. Un ricambio generazionale al posto dei vecchi esponenti che rispondevano al nome di Ciccio Formica, Tito La Macchia, Nino Fiorello, Ciccino Del Bono, Franco Cento, Salvatore Milioti. Una tornata elettorale che vide anche un consiglio comunale rinnovato, con oltre la metà di nuovi volti e nomi che avrebbero caratterizzato la politica del quinquennio 75-80. Questo rinnovamento avrebbe segnato anche un avvicendamento ai vertici della carica di primo cittadino? Se ne ebbe l’impressione quando alla quinta elezione di Stefano Cartesio, che sembrava inamovibile dalla fine degli anni 60, il 21 gennaio 1976 fu eletto sindaco il professor Franco Lampone, fresco di nomina.
E il successivo 9 luglio, la DC puntò le sue carte su un altro neoconsigliere: fu allora che Pasqualino Garro venne eletto con 14 voti, quelli del cartello democristiano, mentre gli altri partiti del centrosinistra votarono ognuno per un loro rappresentante. Un’elezione a sorpresa per la città, ma lo stesso Garro, evidentemente convinto che avrebbe dovuto avere una maggioranza più ampia che garantisse alla sua amministrazione una stabilità per il futuro, volle prendere tempo, accettando con riserva.
Alla richiesta di rinvio formulata dal capogruppo DC Isgrò, si opposero i partiti che Garro non lo avevano votato, ma passò di stretta misura, come riporta il libro “Il Consiglio Comunale di Milazzo dal dopoguerra al 1993” di Luigi Celebre e Giovanni Petrungaro (edizioni Ass. provinciale Statistici, realizzato con la partecipazione della CELGAS). Garro sciolse negativamente la riserva alla successiva seduta, segno che non era stato trovato un accordo fra i partiti della coalizione. Il 27 luglio si tornò a rivotare, per il sesto mandato, il dott. Stefano Cartesio, sorretto da una giunta di centrosinistra.
L’esperienza GARRO fu subito dimenticata, e oggi pochissimi ricordano di quell’onesto consigliere, funzionario dell’INAIL, giunto a Milazzo da Siracusa, che osservando le disposizioni del partito, visse per un periodo brevissimo la sua avventura di Sindaco della città.
In sintesi, la storia politica di un uomo che si è spento ieri, lasciando sgomenti quanti lo conoscevano e lo apprezzavano, e non è detto che questi fossero politici, ma solo persone comuni, che, così come testimoniano i commenti scritti su facebook all’annuncio della sua scomparsa, hanno perso un amico.
Addio, Lino Garro.
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