di Filippo ISGRO’
Dispiace dirlo pensando a quanti hanno partecipato in buona fede, credendo di manifestare per un’astratta idea di Europa o magari addirittura per la pace (!), ma quella di Piazza del Popolo è stata una manifestazione dai tratti prevalenti apertamente reazionari. Non solo per la volontà di spingere verso il riarmo proprio ora che si apre la prospettiva di mettere fine al conflitto russo-ucraino, ma anche per i contenuti e il linguaggio che hanno caratterizzato i principali interventi: retorica patriottarda, retorica della ‘patria in pericolo’, necessità di difendersi a tutti i costi da una presunta minaccia russa mentre la Russia ancora pochi giorni fa ha ribadito di non considerare l’Europa una sua nemica (contrariamente a Trump, che minaccia apertamente la Groenlandia; quindi che si fa, ci si prepara alla guerra contro gli Stati Uniti?!?); infine, una retorica apertamente suprematista: dimenticati tutti i bei discorsi sulla pluralità delle culture, sulla loro pari dignità, sulla diversità come ricchezza, evidentemente fatti per anni senza crederci, ora si afferma senza vergogna che cultura coincide con Europa e civiltà coincide con Occidente. Un tempo queste cose le pensavano e le affermavano solo gli ignoranti conclamati e i fascisti, ora sono il mantra dei benpensanti liberal. È un nuovo interventismo democratico, stile 1914, con l’unica differenza che ora come feticcio c’è l’Europa al posto della Nazione… I pericoli insiti in questa deriva del discorso pubblico, costruita e supportata dai grandi media, sono enormi; chi la legittima si assume a mio parere una pesante responsabilità.
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