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SIAMO TUTTI FOTOGRAFI

Fotografiamo tutto: noi stessi nello specchio dell’ascensore, un tramonto, un’alba, di fatto non vivendo mai in modo diretto la realtà, ma pensando all’inquadratura. A frapporre fra noi e la vita un congelatore di immagini e sensazioni, che accumuleremo in una memoria digitale destinata a non essere consultata mai, perdendoci così il sapore vero della vita.

Quando si va per musei ad esempio si tende più a fotografare le opere e condividerle sui social, piuttosto che a godersi la visita: così si finisce per appiattire l’intera esperienza riducendola alla visione di uno schermo. Siamo passati dall’era dell’homo sapiens a quella dell’homo videns che, spostandosi dall’essere all’avere, soggiace alla necessità di fotografare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Per gli antichi il «qui ed ora» era la saggezza più grande. Forse dovremmo tornare a farlo anche noi, a vivere il momento nel momento.

La macchina fotografica nel passato veniva prevalentemente utilizzata per immortalare nel tempo eventi irripetibili come matrimoni, persone anziane, genitori ecc. Qualche appassionato di fotografia si dilettava a riprendere qualche panorama, qualche tramonto o qualche notturno. In realtà nei tempi lontani soltanto poche persone avevano il privilegio di possedere una macchina fotografica che custodivano con grande cura. A questi vetero fotografi dobbiamo grande gratitudine per averci conservato e trasmesso il ricordo dei nostri avi e dei nostri primi passi immortalati su fotografie ingiallite dal tempo e da noi gelosamente conservate e da trasmettere ai nostri discendenti.

Il progresso tecnologico ha completamente cambiato le carte in tavola: il moderno smartphone ha quasi completamente sostituito la pur valida macchina fotografica consentendoci di effettuare migliaia di foto, la maggior parte delle quali del tutto inutili, senza alcuna spesa. Da ciò consegue che l’uso smodato dello smartphone prevale sul significato e sul profilo artistico dell’immagine che si vuole riprendere.

In altri termini questo modo di fotografare concentra la nostra attenzione sull’inquadratura del soggetto e non già sulla qualità e la bellezza dello stesso, il che determina un regresso dal punto di vista artistico e culturale.

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