OSPITIAMO UNA LETTERA APERTA INVIATA DAL PROF. GIUSEPPE LUCA ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA… (da : www.associazionescuole.it)
Gentile Presidentessa,
In questi giorni, i mezzi di comunicazione, riportano un post a tema natalizio su Facebook che La coinvolge perché Lei “avrebbe” detto che il Presepe nelle scuole non deve esserci per rispetto di altri culti. Ho rilevato il condizionale perché vorrei sperare che la notizia sia una bufala, anche se Lei non sembra che l’abbia smentita chiaramente. Non vi è dubbio che, in un Paese democratico, ogni cittadino, nel rispetto della Costituzione, delle leggi e della libertà degli altri, possa esprimere le proprie idee come vuole, anche dicendo sciocchezze.
Lei, però, in qualità di Presidentessa della Camera, in forza del suo ruolo istituzionale, è legata ad altri limiti. Lei, per esempio, non può fare dichiarazioni che non rispettano la nostra storia, le nostre radici, l’importanza delle tradizioni e, parlando di scuola, non può fare affermazioni come se non conoscesse gli obiettivi del processo insegnamento – apprendimento e quanto utile all’integrazione di tutti gli alunni.
Secondo Lei, Sig.ra Presidentessa, vietare il Presepe nella scuola rispetterebbe veramente gli stranieri o, invece, impedirebbe una reale e globale forma d’integrazione privandoli di un valore aggiunto per la loro crescita?
Voglio socializzare con Lei una mia esperienza.
Nel circolo “don Lorenzo Milani” a Catania, da me diretto per più di trenta anni, il presepe, costruito, con materiale povero ma con tanto entusiasmo, dagli alunni aiutati dai docenti e con la collaborazione dei genitori, ha avuto un posto di onore nei locali d’ingresso quasi a ricordare, a chi entrava nell’Istituto, che la nascita di Gesù è un avvenimento storico che sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni da quella nascita, dividendo la storia dell’umanità in “prima” e “dopo” Cristo”. Nessuna famiglia di bambini stranieri, che negli ultimi anni erano molte, si è mai lamentata anche perché era stato loro spiegato che rispettare le diversità non significava negare le differenze ma imparare a farle convivere. Erano tanti quelli che si avvicinavano al presepe ed esprimevano la propria gioia condividendo così quanto realizzato dagli studenti, altri si fermavano a riflettere e a pregare ricordando il senso autentico del Natale, altri, ancora, forse atei o di altre religioni, ignoravano il presepe e passavano dritto. Nessuno, però, esprimeva sentimenti di rabbia o simili.
Mi chiedo: se ci sono studenti, genitori, docenti, felici di vedere un presepe, perché privarli di questa esperienza? A prescindere, comunque, dall’adesione alla religione cattolica o dall’emozione che potrebbe suscitare un presepe, negare il Natale di Gesù significa negare l’origine della nostra civiltà. Il presepe non è solo simbolo religioso ma storico e tradizionale del patrimonio italiano. Che “i principi del cattolicesimo” facciano parte del “patrimonio storico del popolo italiano” si può, quasi, considerare un postulato: l’arte, la letteratura, il diritto, le comuni aspirazioni di libertà, giustizia e pace trovano una fonte privilegiata nella tradizione cattolica e, di riflesso, nel Vangelo. Basterebbe, comunque, riflettere con il vecchio sano buonsenso per capire come il presepe a scuola è un simbolo che può alimentare il dialogo tra le varie religioni e il rispetto fra le persone. Far conoscere, ad esempio, agli studenti stranieri di religione non cristiana, che, domani, potrebbero diventare cittadini italiani, una parte della nostra storia e della nostra cultura, i simboli religiosi della maggioranza degli italiani, non é un valore aggiunto per la loro formazione? Impedire agli studenti immigrati di religione cattolica o in generale cristiana, di festeggiare a scuola il Natale, non significa discriminarli e per noi italiani, ignorando com’è festeggiato il Natale nei loro Paesi di origine, non sarebbe perdere un’occasione di arricchimento? La scuola, oggi più che mai tempio dell’interculturalismo, non ha, forse per Lei, il dovere di favorire la condivisione delle diverse tradizioni culturali e il reciproco arricchimento che ne deriva dal viverle insieme?
Sig.ra Presidentessa mi permetto ricordare che vivere in un altro paese non significa impararne la lingua, ma conoscerne i piccoli segnali, spesso difficilissimi da capire, perché nessuno, non essendone consapevole, li comunica. Il Natale, il presepe, la Pasqua, la scelta dei cibi, le modalità del saluto e così via sono, Le piaccia o no, alla base della cultura europea e americana e solo dal confronto nel quotidiano è possibile conquistare questa conoscenza profonda di una cultura diversa. L’ integrazione, infatti, non può nascere dal silenzio. Il Natale e il presepe non offendono nessuno, possono avvicinare e accogliere tutti a un simbolo di pace e di fratellanza e costituiscono un momento educativo e culturale che rimanda a significati più profondi, anche se meno immediati rispetto a quelli di altri simboli del Natale. In definitiva, non mi sento di affermare che invogliare a costruire il Presepe in ogni scuola sia un suo compito istituzionale, ma credo sia inammissibile volere e dichiarare che non si faccia.
La saluto
Giuseppe Luca
COMMENTO DI TERMINAL: Caro Preside, ospitiamo volentieri la sua lettera inviata alla Presidentessa della Camera. Non sappiamo se la leggerà o meno. Al di là delle decisioni della Signora Boldrini, che non sono Vangelo né sentenze della Suprema Corte, ci permettiamo di ricordare a tutti i Dirigenti Scolastici, che spesso amano andare contro corrente per questioni di opportunismo o di visibilità, che dovrebbero essere loro a garantire il perpetuarsi della tradizione. Scommettiamo che ci sarà qualche suo collega che accamperà la scusa del rispetto delle minoranze per non fare realizzare nella proprio scuola il Presepe? E’ successo in passato con il Crocifisso!