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STORIE DI FANTASMI A MILAZZO

di PIETRO TORRE

E’ stato il nipote del protagonista a raccontarmi questo caso: suo nonno Francesco, scomparso da qualche anno, a quel tempo (estate 1943) lavorava come operaio specializzato presso la “Montecatini”, una fabbrica di prodotti chimici utilizzati sia in campagna come fertilizzanti, sia in guerra come esplosivi. I nitrati erano i prodotti principali, specialmente il nitrato d’ammonio. Francesco, allo scoppiare della guerra, era stato destinato ad un reparto di fanteria in Africa, ma il direttore dello stabilimento chiese che rimanesse a Milazzo perché indispensabile nella catena di produzione dei materiali bellici e ottenne così che questo bravo operaio non partisse per il fronte. Pochi rimasero nella fabbrica e di notte, a turno, rimanevano a guardare gli impianti nel buio più totale, dato l’ordine di spegnere ogni luce onde evitare che bombardieri nemici potessero avere punti di riferimento nel sorvolo notturno. Quella notte toccò a Francesco fare da guardiano. In divisa militare, con una pistola sui fianchi, ogni ora doveva fare un giro di perlustrazione. La notte sembrava tranquilla, gli aerei anglo-americani non si erano ancora fatti vivi, ma la paura era tanta. L’uomo sapeva che fra poco sarebbero arrivati e sarebbe stato l’inferno. E infatti, verso la seconda parte della notte, uno sfolgorio di bengala illuminò il cielo e i rombi dei velivoli a bassa quota si univano ai fischi acuti delle prime bombe. Francesco pensò che la sua ora fosse vicina, dato che la fabbrica era chiaramente un obiettivo ed era già stata colpita in altre occasioni, anche se alcuni importanti magazzini erano ancora illesi e carichi di materiale bellico. Nascosto in un angolo buio, si accese una sigaretta, pregando Dio in cuor suo per la sua anima. Fu alla luce della fiammella che accese che vide in lontananza una sagoma, come di un intruso. Un sabotatore? Un malintenzionato? Intimò l’altolà ed impugnò la pistola, ma l’intruso non rispose e scappò verso l’esterno. Francesco lo inseguì e vide che scappava verso le campagne; prese a rincorrerlo e dopo aver fatto alcuni metri udì un rumore fortissimo, fu sbalzato a terra dallo spostamento d’aria, mentre un turbine di fuoco avvolgeva la fabbrica che esplodendo andava crollando in pezzi. Malconcio e atterrito, Francesco fuggì anch’egli verso la campagna, ma non per rincorrere il sabotatore, ma per salvarsi la vita: in fondo, se lo avesse incontrato, la avrebbe ringraziato: senza quella visione sarebbe rimasto al suo posto e avrebbe vissuto ben poco, dato che proprio lì era arrivata dal cielo la micidiale bomba! Il nipote di Francesco mi disse che questi, fino agli ultimi giorni della sua vita, ritenne quel fatto un miracolo e quell’intruso un angelo mandato da Dio per salvarlo.

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