Nelle profondità oscure del Nord Atlantico, dove la luce fatica a penetrare e l’acqua sembra custodire segreti mai svelati, giace il relitto del Titanic. Un tempo maestoso transatlantico, oggi è un silenzioso mausoleo che conserva le storie di centinaia di anime perdute in quella tragica notte dell’aprile 1912.
Si racconta che chi scende verso il relitto non affronti solo l’oscurità e la pressione dell’oceano, ma anche qualcosa di più… una presenza. Alcuni subacquei affermano di aver udito l’eco lontano di piatti che tintinnano e passi che risuonano tra i corridoi arrugginiti. Ma ciò che turba di più sono le apparizioni: figure evanescenti, passeggeri d’altri tempi, sospesi nel tempo, intrappolati nella loro ultima notte. C’è chi li vede vagare in cerca di una cabina mai raggiunta o ancora sperare in una scialuppa che non arrivò mai.
Un investigatore di nome Thomas visse un’esperienza che lo segnò per sempre. Durante un’esplorazione nella sala principale — un tempo luogo di balli e cene dell’élite — fu colto da un brivido improvviso. Voltandosi, vide una donna vestita d’argento. Il suo abito brillava, sfidando il buio dell’abisso. Era immobile, con lo sguardo fisso su di lui e un volto privo di emozione. Poi, in un sussurro quasi impercettibile, disse: «Il mio nome… è affondato con me.»
Thomas cercò di fuggire, ma la figura sembrava fluttuare dietro di lui, incurante della gravità e dell’acqua. Una volta tornato in superficie, giurò di aver udito un ultimo, gelido sussurro provenire dagli abissi: «Noi non partiamo mai.»
Da quel giorno, chiunque si avvicini al Titanic avverte un peso invisibile, come se migliaia di occhi lo osservassero. Come se le anime della tragedia fossero ancora lì, in attesa… di essere ricordate.
Da Storie di fantasmi e del paranormale
Commenti