A 54 ANNI, VA VIA PER SEMPRE ANCHE LUI. CHI SARA’ IL PROSSIMO?
Si rimane increduli, non c’è nemmeno rabbia; non riusciamo a disperarci… Eppure ci sarebbe da gridare forte, con tutto il fiato che si ha in corpo, con quel poco che è rimasto perché ormai per tanto, troppo tempo abbiamo gridato quella nostra rabbia contro le centinaia di morti innocenti, amici, parenti, conoscenti, persone che abbiamo amato. Questo ho provato leggendo il messaggio di Melino Salmeri che Tanino Santamaria, un altro figlio di questa Milazzo, è andato via, a soli 54 anni. La città rimane attonita, non sa come difendersi dalle malattie che stanno decimando la popolazione, che giorno dopo giorno vogliono una nuova vita, meglio se è giovane, sull’altare del progresso, in nome della devastazione del territorio, del’industrializzazione, dell’inquinamento, delle scelte politiche fatte sulla pelle dei cittadini che spesso barattano il pezzo di pane in cambio di un sacrificio immenso. Chi ha scelto per noi, chi prima di noi pensava di darci un futuro migliore, di poter dire basta all’emigrazione, di potere sperare in un lavoro duraturo per quelle giovani generazioni che non dovevano conoscere la guerra, gli stenti, le privazioni, aveva torto. Non immaginava certamente lutti e lacrime, donne strette ad una bara, bambini piangere i genitori, madri sopravvivere ai figli, fiori profumare di morte con i loro colori di primavera. Non riusciamo a crederlo, eppure un’altra vita è stata recisa, improvvisamente, da quando una cruda diagnosi non ha lasciato scampo….
Intanto si moltiplicano gli appelli per donare qualcosa, per permettere alla ricerca di trovare rimedi, correttivi, per vincere contro una malattia infame e subdola. Solo piccoli passi, impercettibili, che spesso servono a infondere fiducia, un briciolo di speranza, a riaccendere flebilmente una luce, e credere di poter vedere il domani…
Illusione, e nulla più!
Cambia la vita, cambiano le abitudini, cambia l’alimentazione, si seguono rigide regole per cercare di vincere, si sente circondati dalle premure e dalla rassegnazione, si coglie un senso di pietà, di indifferenza, di commiserazione in chi non fa parte della famiglia, perché sono sempre gli altri a conoscere la verità, e sanno che l’ora è segnata, che quel libro sta arrivando alla fine, quella flebile luce della candela si sta spegnendo, basta solo un soffio…
Cosa fare in quegli ultimi momenti? Non lo so… giuro che non lo so. Anche io ho avuto paura. Ognuno di noi ha una reazione diversa, spesso a prevalere è l’istinto, non certo la ragione. Una cosa sola so: avere fede in Dio. Credere nella Sua immensa misericordia, guardare con fiducia il mondo che verrà, dove si potranno abbracciare le persone care partite prima, e attendere sorridendo quelle che verranno, quando anche per loro il libro giungerà all’ultima pagina, quando quell’alito di vento spegnerà la fioca luce…
Tanino Santamaria ha fatto tutto questo… Ne sono certo. Anche il suo cognome, ripetuto per milioni di volte nella sua vita, è stato un incoraggiamento ad avere fede, e gli ha consegnato le chiavi del Paradiso… per l’eternità…