A GIUGNO DEL 2014 UN TERRIBILE INCIDENTE IN VIA ACQUEVIOLE CAUSO’ LA MORTE DI PEPPE E COSIMO… QUALCHE GIORNO FA A LIPARI UN ALTRO RAGAZZO DI BARCELLONA… SI TRATTA DEI NOSTRI FIGLI… ECCO IL DURO ATTO DI ACCUSA CHE PUBBLICAMMO LO SCORSO ANNO SU TERMINAL, FIRMATO DAL PROF. GIOVANNI MUSCOLINO DI CATANIA…
Nel pomeriggio di martedì 24 giugno (2014, ndr) una folla immensa, formata in gran parte da giovani, ha salutato per l’ultima volta due ragazzi, 20 e 25 anni, uccisi dalla loro stessa auto che si era andata a schiantare, pochi giorni prima, contro un albero in un tratto di strada dove una volta (vado indietro nel tempo con i miei ricordi) c’era la Metallurgica. Non sono di Milazzo, né ero a Milazzo quello stesso giorno, che coincide con il mio ottantesimo compleanno, per cui mi limito a esternare il mio pensiero e le mie preoccupazioni secondo quanto ho potuto apprendere leggendo le notizie sui giornali e sui siti web. Dai commenti degli intervenuti nella discussione, emerge il rimprovero per l’elevata velocità, in una sorta di processo mediatico che ha condannato le due sfortunate vittime prima di sentire eventuali elementi a loro discolpa.
E allora ho pensato che era giusto scrivere anche io un commento, che ha raccolto parecchi consensi, e che riporto per i lettori di TERMINAL:
“Non conosco la dinamica, né se i ragazzi indossassero le cinture. Vengo poco a Milazzo, e noto che da parte dei Vigili c’è un accanimento assurdo nei confronti di auto in sosta con disco orario scaduto e così via. Ma nelle strade vedo circolare migliaia di persone senza cinture o con cellulare all’orecchio e senza casco. Sono regole semplicissime da rispettare. Secondo me con un controllo più accurato da parte delle forze di polizia anche queste morti potevano essere evitate. Come? Non parlo della velocità: parlo solo del rispetto delle norme del Codice. Un’efficace prevenzione, per educare! E’ certo che siano loro soli, le due vittime, i responsabili, o anche chi, pagato, non compie il proprio dovere facendo rispettare la legge?”.
Chiaramente, un’attenuante che non riporta in vita le due sventurate vittime, ma che potrebbe aprire scenari inimmaginabili se qualcuno, a caso, decidesse di denunciare chi è preposto ai controlli per omissioni di atti d’ufficio!
Procedendo oltre, mi è stato detto che i ragazzi le cinture non le indossavano: non sono i primi, e non saranno neanche gli ultimi, a Milazzo come in tante altre città del Sud, dove si pensa che gli obblighi di legge siano solo degli optional! Chiariamo subito che il controllo delle norme del Codice della Strada rientra nei compiti delle forze di Polizia. Nei centri urbani è la Polizia Municipale che deve assolvere questo grave compito, distribuendo contravvenzioni che a volte sono ritenute ingiuste e affrettate, elevate in città dove i parcheggi sono carenti o inesistenti, spesso senza ascoltare le motivazioni di chi commette un’infrazione. Insomma, si ha l’impressione che la contravvenzione sia solo un modo per fare cassetta, e fare entrare liquidità nelle casse del comune. Così come avviene ormai da tempo con l’installazione degli autovelox. Troppo spesso, e Milazzo non è un’eccezione alla regola, si sorvola su norme fondamentali del Codice, punite severamente con decurtazioni di punti, sanzioni e fermo del veicolo, e si preferisce verbalizzare auto in divieto di sosta, o prive di disco orario, o altre infrazioni cosiddette minori. Mai ho visto un vigile imporre l’alt ad un’auto che non accorda la precedenza ai pedoni sulle strisce pedonali, eppure proprio questo errato comportamento provoca ogni anno decine di morti, in Italia! Mai ho visto un vigile urbano chiedere la patente e i documenti al colpevole di una infrazione. Nelle poche volte che sono venuto a Milazzo, solo un “mordi e fuggi” che mi ricorda ben altro. Non voglio mettere i vigili milazzesi sul banco degli imputati per questa ennesima tragedia che ha colpito due famiglie e la comunità locale: ma se fossi in loro non dormirei sonni tranquilli, poiché per ogni auto contravvenzionata per divieto di sosta altre mille circolano impunemente senza che i conducenti indossino le cinture di sicurezza. Una colpevole tolleranza che autorizza chi da anni ha acquisito questa abitudine a restare impunito, mentre altri, per molto poco, sono costretti a pagare multe salate! E questo non è rispetto della legge, ma solo quello che ho definito nel commento sul sito un “accanimento assurdo”. Non essendo esperto in materia, mi son voluto documentare: materiale ce n’è abbastanza, su internet. L’uso delle cinture di sicurezza, contenuto nel “Nuovo codice della strada”, decreto legisl. 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni, al titolo V, è regolato dall’art. 172. Sintetizzo per comodità, e spero di chiarire le idee a qualcuno, in primo luogo agli stessi vigili urbani: i conducenti e i passeggeri degli autoveicoli hanno l’obbligo di utilizzarle in qualsiasi situazione di marcia. Nel caso di mancato utilizzo si può incorrere in diverse sanzioni: intanto c’è la decurtazione di cinque punti sulla patente, che salgono a 10 se si tratta di un neopatentato, mentre la multa da pagare varia da 74 a 299 euro. Inoltre, se la contravvenzione viene riscontrata per una seconda volta entro due anni, scatta anche la sospensione della patente fino a 2 mesi.
Pensate un po’ a quante auto in meno in circolazione nella vostra Milazzo, ma anche nella nostra Sicilia, se chi è preposto al controllo, pagato con i soldi della comunità, facesse il proprio dovere. Se per il timore di essere verbalizzato e subire la decurtazione dei punti fino alla sospensione della patente, ogni automobilista perdesse quella baldanzosa sicurezza di essere impunito, ci troveremmo di fronte a guidatori più responsabili, osservanti delle norme del Codice della Strada. Il mancato uso delle cinture di sicurezza non solo espone a sanzioni, ma può anche essere un fattore determinante nella valutazione delle responsabilità in seguito ad un sinistro, oltre a poter causare una diminuzione del risarcimento. Ma nemmeno lo Stato riesce ad essere severo: ci sono delle esenzioni, come nella migliore tradizione italiana del “fatta la legge, trovato l’inganno”. Per cui sono esentati dall’obbligo di uso delle cinture di sicurezza gli appartenenti alle forze di polizia e ai corpi di polizia municipale e provinciale nell’espletamento di un servizio di emergenza, gli appartenenti ai servizi di vigilanza privati regolarmente riconosciuti che effettuano scorte, i conducenti e gli addetti dei veicoli del servizio antincendio e sanitario in caso di intervento di emergenza (come se l’emergenza non presupponga anche il ricorso alla velocità e non li esponga a rischi…). E ancora, i conducenti dei veicoli con allestimenti specifici per la raccolta e per il trasporto di rifiuti e dei veicoli ad uso speciale, quando sono impiegati in attività di igiene ambientale nell’ambito dei centri abitati, comprese le zone industriali e artigianali; gli istruttori di guida, che danno un ottimo esempio a chi deve imparare a guidare un veicolo; le persone che risultino affette da patologie particolari o che presentino condizioni fisiche che costituiscono controindicazione specifica all’uso dei dispositivi di ritenuta (c’è stato un abuso, nei primi tempi, grazie a compiacenze…); le donne in stato di gravidanza sulla base della certificazione rilasciata dal ginecologo curante… Insomma, tutti gli italiani o tutti coloro che si sentono furbi!
Ritornando al discorso dell’impunità, devo rilevare altre colpevoli tolleranze, nei confronti dei guidatori: il parlare al cellulare è una delle più frequenti. E parecchi centauri sfrecciano a bordo dei loro motoveicoli senza indossare il casco, poiché a prevalere è quella loro sfrontatezza che non coincide con la faccia tosta, quanto piuttosto da imbecille, incosciente e irresponsabile…
Milazzo ha pianto le sue vittime, giovanissime, per una violazione alle norme del Codice della Strada (l’elevata velocità) che sarebbe passata inosservata, se non fosse accaduto nulla di irreparabile. Quanti morti dobbiamo piangere ancora, vittime della loro esuberanza giovanile, della loro incoscienza, della scarsa valutazione delle condizioni di sicurezza? Giovani o meno giovani poco importa. So soltanto che, avendo vissuto tanti anni al Nord, in Veneto, certe tolleranze non erano ammesse. Anche lì ho dovuto piangere parecchi giovani, alcuni dei quali ex alunni della mia scuola, vittime delle stragi del sabato notte: anche lì le motivazioni erano sempre le stesse, ossia l’alta velocità. Ma lì c’era la certezza che chi doveva far rispettare il Codice della Strada faceva per intero il proprio dovere, senza tollerare e senza mostrare indifferenza…
Giovanni Muscolino