UN ARTICOLO PUBBLICATO SUL NUMERO 7 DI TERMINAL, LUGLIO 2012. LO RIPROPONIAMO PERCHE’ CI SEMBRA STRAORDINARIAMENTE ATTUALE…
Ho amato gli animali ancor prima di nascere, ereditando una passione di famiglia. Mia madre dice che sussultavo nel suo grembo quando sentivo nitrire un cavallo o abbaiare un cane. E, infatti, non ricordo un solo giorno trascorso senza la compagnia di animali domestici. La premessa è importante solo per asserire che giudico abominevoli le azioni di violenza nei loro confronti, per prima quella dell’abbandono nei mesi estivi. Giustamente i mezzi di comunicazione moderni sono intasati di messaggi che invitano tanti miserabili a non disfarsi, specialmente sulle autostrade, di poveri esseri indifesi. Tuttavia, non trovo la stessa abbondanza di appelli per quanto riguarda anziani, soprattutto ammalati. Le ferie sono quasi arrivate, è giusto riposarsi dopo un anno di preoccupazioni e lavoro, nessuno lo discute. Ma sbarazzarsi perfino di un parente, lasciandolo in ospedale o altra struttura, credo sia ingiustificabile e perfino rivoltante. Spesso è indispensabile affidare persone non più giovani e/o autosufficienti all’assistenza medica, ci sono casi che non ammettono tentennamenti. Molte volte, però, sono abbandonate, come cani o gatti, perché rappresentano un autentico fastidio. E, con la scusa del caldo, meglio parcheggiarle e partire senza fardelli. No, non ci siamo. Un figlio (solo per fare il riferimento più eclatante) degno di questo nome non dovrebbe nemmeno pensare a soluzioni di tal genere. Come sempre, non intendo impartire lezioni, solo manifestare la mia amarezza.
Nel momento del bisogno e dopo un’intera vita di sacrifici (penso ai genitori del secondo dopoguerra, che ne fecero tantissimi), mi abbandonano alla mercé di estranei, con tutte le inevitabili conseguenze, e vanno a divertirsi. Che tristezza! Ma questa è l’amara realtà, anche se non mancano encomiabili casi di dedizione e amorevolezza. Il nostro è il Paese delle mode per eccellenza, per ora impera quella di proteggere gli animali. Come summenzionato, lodevole comportamento. Ma perché meravigliarsi? C’è gente che non si fa scrupolo di scaraventare i genitori in qualche lager, figurarsi cani e gatti. Se queste povere bestie soffrono perché comprendono bene di essere state abbandonate proprio da coloro che amavano senza limiti, quanto più un padre, una madre, un fratello! Vorrei trovare su facebook, la moda tra le mode, appelli anche per gli esseri umani, ma non li trovo. E ciò mi provoca un acuto dolore. Spiegazione? Il sacrificio non è più gradito. Né intendo fare una disamina del fenomeno segnalato. Spero solo di avere contribuito a sensibilizzare qualcuno, solo questo. In ogni caso, credo si possa trascorrere un periodo di vacanza anche stando a casa o in un vicino e modesto agriturismo. Una buona occasione, grazie anche alla crisi economica, per parlare un po’ con il parente malato, ricordare i vecchi tempi, o semplicemente stando vicino, facendo sentire o percepire il nostro amore. Anche lo stato di salute, sia del donatore sia del ricevente, trarrebbe vantaggio. Avere la coscienza tranquilla: farmaco potentissimo! Spesso ci affidiamo a centri benessere o ad altri rimedi ritenuti portentosi. E altrettanto spesso ritorniamo dalle ferie più stanchi di prima. Forse dovremmo ricordare che la vera buona salute risiede nello spirito. E lo spirito sta bene soltanto quando le nostre azioni sono in linea con i nobili sentimenti, primi tra tutti la gratitudine e la pietà verso i sofferenti. Uomini e animali.
di Giuseppe Pitrone, da www.palermomania.it