NELLA TRAGEDIA DI EURIPIDE, RAPPRESENTATA AL TEATRO GRECO DI SIRACUSA, CON LA REGIA DI DAVIDE LIVERMORE, AVREBBE SEMPRE AMATO IL SUO MENELAO. ECCO UNA RIFLESSIONE DELLA PROF.SSA RITA CHILLEMI
A Siracusa, nella eterna e magica cornice del teatro greco, in uno scenario insolito in cui vibravano le corde del reale e del surreale, ELENA impastata ora di aria, ora di carne ritorna per dichiarare la verità: NON È COLPEVOLE… NON È UN’ADULTERA, ama sempre il fedele Menelao, Sax Nicosia, che non ha mai tradito.
Ecco che il regista tra schermo e acqua inscena la tragedia della menzogna, della falsa verità, la tragedia dell’effimera bellezza e il trionfo della giustizia. È, il lavoro di Davide Livermore, una tragedia che si riscatta nel trionfo della ragione, anche se la tragedia con i suoi morti è li, a essere gridata perché senza motivo e ancora pianta. Perché Troia è stata distrutta? Chi ne fu causa ? Non è stata Elena!
ELENA, Laura Marinoni, appare imponente sulla scena mentre avanza in mezzo alle acque del Nilo, si trova lì rapita e portata in salvo in Egitto presso il re Teoclimene che ora vuole prenderla in moglie. ELENA, colpevole di essere bella, fu oggetto di invidia e di ricatti da parte di Hera, Afrodite e Atena.
Cominciano a delinearsi i mali che da sempre hanno afflitto l’umanità allora simboleggiati da DEI falsi e bugiardi come dice Virgilio a Dante, oggi da altri “dei falsi e bugiardi”: le fake news, la comunicazione strumentalizzata e distorta per cui “le cose vere e chiare sono le più false”, come dice il Coro, fantasmi da cui scaturiscono guerre e morti, da cui gente integra viene frantumata e distrutta.
L’attualizzazione della regia di Livermore sta in questi richiami alla riflessione, nelle connessioni con i nostri tempi.
Il fantasma di Elena non è forse quello che nei nostri giorni si aggira tra l’ignoranza diffusa? Non è quella ignoranza che distorce ogni realtà e inculca la paura? Non è forse quel fantasma di adulterio del quale si vuole vestire la donna di oggi “bella o no?” Il regista dice che la sua ELENA non è una tragedia perché alcune scene inducono al riso, io direi che è il “dramma della vita” dove pianto e riso sono facce della stessa medaglia. ELENA, e la donna stessa, si riscatta in quest’opera mentre l’assurdità di ogni guerra diventa e continua sino alla fine ad essere un interrogativo.
Allora cosa c’è tra il dio e il non dio… cosa sta di mezzo? “O insensata cura dei mortali, quanto son difettivi i sillogismi, quei che ti fanno in basso batter l’ali” come dice Dante alla fine del suo viaggio interiore, questo si delinea nell’opera di Livermore che ci ha regalato una scenografia simbolica e coinvolgente, in quelle acque che esprimono e ricordano la rovina, la morte dei Troiani, come il relitto di Menelao, e nello stesso tempo la rinascita, la vita, come la fuga di Elena e Menelao.
Le musiche di Andrea Chenna, mai predominanti sono voci dell’animo che si fondono con suoni ancestrali delle acque mentre il Coro sfondo della scena è un tutt’uno con le vicende, mai invadente, ma fondamentale!
Non mancano accenni all’astuzia dei Greci che la Storia ci tramanda, è infatti grazie al piano architettato da Elena che i due sposi ritrovatisi si mettono in salvo.
Ottimista il regista che chiude la vicenda con il trionfo della Giustizia personificata da Teonne, la sorella profetessa del re Teoclimene, alla quale non a caso viene assegnata la voce più possente, quella di soprano. Ottimista Davide Livermore o messaggero di quello che l’umanità, in un momento di corruzione galoppante, anela?
Elena, se si vuole essere fatalisti, racchiude nel nome il senso del suo esistere: se da un lato significa fiaccola , luce, la radice del suo nome Ele deriva dall’aoristo greco èilon = prendo, distruggo e mi sollevo. I greci chiamavano elèvaus = colei che prende le navi, ma Elena prende la nave per trarsi in salvo assieme a Menelao e invece il fantasma di lei, l’èidolon quello di cui parlò Stesicoro, prima di Euripide, fu causa di rovina, un fantasma che è in conflitto con la donna fedele; Freud avrebbe parlato del subconscio di Elena, dell’alter ego e non ci sarebbe riscatto
Un essere in eterno conflitto Elena o la Donna!
Rita Chillemi