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TINA ANSELMI, PARTIGIANA E SINDACALISTA: UNA DELLA VECCHIA D.C.

di M.B.

Dovremmo ricordare spesso chi merita…

Il 25 marzo del 27 nacque Tina Anselmi, partigiana e sindacalista.

Tina Anselmi fu la prima donna a diventare ministro in Italia. Integerrima democristiana, dedita al lavoro, s’occupò di previdenza sociale, igiene e sanità. Al centro delle sua battaglie, i problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Ma la vicenda per la quale ora vogliamo ricordarla è legata a doppio filo con la mafia dell’industria farmaceutica.

Ecco come funziona da decenni la Sanità italiana, in breve.

Nel 1979 quando Tina Anselmi è ministro della Sanità decide il ritiro dal mercato di migliaia di farmaci che una commissione tecnica ha appena giudicato inutili o addirittura pericolosi. Da lì a poco l’avvicina un esponente delle industrie farmaceutiche che le offre 35 miliardi di lire in valuta straniera da riscuotere presso una banca svizzera di sua scelta, affinché ritiri l’infausto provvedimento. Il mattino dopo la Anselmi rende pubblico il tentativo di corruzione.

Trascorsi pochi giorni la sua auto salta in aria. Per pura coincidenza, per pochi attimi di ritardo, la senatrice si salva, ma dopo alcune settimane, viene rimossa dall’incarico.

Viene sostituita dal nuovo ministro della sanità De Lorenzo.

Passa una decina di anni e siamo nel 1990-91. La Smith-Kline del gruppo Beecham, oggi GSK – GlaxoSmithKline, unica produttrice mondiale del vaccino Energix B che pretende di prevenire l’epatite B, al fine di realizzare un piano di vaccinazioni garantito sulla pelle dei bambini italiani, versa in segreto, in banconote da 100 mila lire, una mazzetta della somma di 600 milioni di lire all’allora ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, per apporre una firma di approvazione ministeriale in modo da rendere non più facoltativa ma obbligatoria la vaccinazione anti-epatite B.

De Lorenzo, detto “Sua Sanità”, vien preso con le mani nel sacco e finisce in carcere per diversi anni.

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