Ne hanno parlato tutti in città, ma dopo il primo attimo di sconcerto, le esclamazioni, la rabbia, la delusione, la vergogna che ci prende e ci coinvolge come esseri umani, il capitolo si chiude per riaprirsi…. Già, a chi toccherà dopo? Quale chiesa, quale statua, quale altro simbolo religioso dobbiamo proteggere dall’assalto di vandali? Ma siamo sicuri che siano proprio vandali? E se fossero solo dei ragazzi in cerca di emozioni? Se fossero solo menti malate che sfogano l’inutilità della loro esistenza con gesti che vengono amplificati a dovere dalla stampa, e che trovano nuovi elementi, anch’essi inutili, pronti all’emulazione?
Abbiamo scelto la statua dell’Immacolata per attirare l’attenzione dei nostri lettori. Non è un fatto che si è verificato a Milazzo, ma neanche qui scherziamo. In pochi anni abbiamo registrato la rottura del vetro dell’icona della Madonna al Tono; quindi l’incendio della statuetta della Madonna, a Vaccarella. Poi è toccato a S. Antonio subire l’onta del gesto sacrilego. E non è passata inosservata, perchè immortalata dalle telecamere di sorveglianza, la giovanissima che si è data da fare per scarabbocchiare la facciata del Duomo, in pieno centro. Ci vogliamo fermare qui, per evitare di dare maggiore importanza ad un manipolo di imbecilli che godono dell’immunità: non perchè non siano ripresi dalle telecamere, ma perchè quasi sempre si preferisce stendere un velo e soprassedere sul gesto sconsiderato che qualche giorno fa ha mutilato la statua della Madonna a Vaccarella, proprio nell’Oasi di Padre Pio, proprio nel giorno dedicato alla Madonna di Fatima (casuale coincidenza? Ma sarebbe la seconda volta). Precisando che altri atti di vandalismo, i furti dei fiori, le sparizioni dei quadri, delle tovaglie, delle piante sono stati taciuti da chi si è accorto, il giorno dopo, che Attila era passato per l’ennesima volta da lì ed aveva messo la sua firma, anonima e illeggibile. Attila che si diverte anche al cimitero di Milazzo a rubare i fiori dalle tombe, per portarli ad altri defunti. Attila che avrà un nome, un cognome, una residenza. Ma non è sempre lo stesso.
A questo punto ci chiediamo: queste sono le “persone” civili? Cosa spinge l’uomo a comportarsi in maniera vergognosa e oltraggiosa? Cosa passa per la testa a certi elementi che ormai si comportano peggio delle bestie? Ci sarà mai per loro la possibilità di comprendere la gravità dei gesti? Inutile, per chi legge e commenta, chiedere interventi drastici, controlli affidati a telecamere di sorveglianza, punizioni esemplari quando si scivola ogni giorno di più su una china pericolosissima, che non lascia margini di redenzioni o di miglioramenti.
Come uomini ci vergogniamo: una vergogna per chi si è reso ancora una volta autore di un gesto sacrilego (ma lo capiscono costoro cosa significhi SACRILEGO?).
Sono state invocate rigide misure di protezione, telecamere di sorveglianza, per riprendere i responsabili di certe azioni. Non crediamo che si debba ricorrere alla protezione per una immagine sacra. Crediamo piuttosto che si debba ricorrere ad educare fin da piccoli le nuove generazioni e raddrizzare l’albero fin quando il tronco è tenero. Dopo sarà troppo tardi.
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