VE L’AVEVAMO PROMESSA, E CI SIAMO RIUSCITI! MOTIVO? PER FARVI LEGGERE QUALCOSA CHE POSSA FARVI RIFLETTERE. ANCHE SE CI SONO FALSI MORALISTI E FINGONO DI INDIGNARSI (A PAROLE)…
1^ puntata
Non è uno scoop. E’ solo il risultato di un incontro in cui fra l’intervistatore e la ragazza si è stabilito un clima di cordialità e di simpatia. A favorirlo è stata una persona della stessa nazionalità, che ha garantito per noi del giornale. Come potrete notare, abbiamo voluto scrivere “prostituta” fra virgolette, perchè si tratta di una donna che non si giudica tale. Lei quel lavoro lo svolge per necessità; lo farà per un periodo di tempo limitato, avrà una fine. Si tratta di un lavoro del quale i suoi non sanno nulla, poichè la credono in Europa per svolgere altri lavori, nei bar, nei ristoranti, presso anziani che hanno bisogno di assistenza, o come baby sitter. E’ stata coinvolta da altre connazionali a venire in Europa, un po’ come facevano gli Italiani quando si recavano all’estero anche loro, per lavorare, e chiamavano altri componenti della famiglia o i loro amici. La decisione non si prende immediatamente: occorrono i soldi per il biglietto aereo, il passaporto, la convinzione di voler fare il “passo” per mantenere il resto della famiglia. La prima tappa è l’aeroporto dello stato di origine (non diremo quale, perchè così abbiamo promesso). Quindi un lungo volo su Madrid, con la speranza di potere risolvere i problemi che da anni l’attanagliano, per poter comprare una casa, per poter dare un futuro ai figli che rimangono per lunghi mesi, forse anche anni, in patria. In Spagna l’accoglie una parente, la stessa che ha favorito la sua partenza. Non si sentirà sola, potrà contare su quella per i primi tempi; ma poi dovrà essere lei a gestirsi, a tenere i “contatti” con chi le chiederà le sue prestazioni, in cambio di un letto e di una camera pagata anche 50 euro al giorno. Il giro è vasto, ma spesso si scelgono i paesi europei dove maggiore è la disponibilità economica dei clienti. Lei è arrivata in Italia, come vorrebbero fare tutte, anche se non si conosce la lingua, ma l’affinità con lo spagnolo, loro lingua d’origine, permette di rimanere per lungo tempo nel nostro paese. Valeria (questo il nome fornito dalla ragazza, ma chiaramente falso) ha 25 anni, ed ha già un figlio: il nome lo porta tatuato sulla spalla, e racconta che il marito è morto in un incidente stradale. Probabilmente non è vero, e la persona che ha favorito il contatto ci conferma che quello è solo un espediente per farsi commiserare. Il cliente si fa vivo tramite siti specializzati, sui quali le ragazze inseriscono i loro dati, le foto in abiti succinti, o addirittura nude, ma spesso nascondono il volto e non rivelano la loro nazionalità: solo un nome di “battaglia” e la descrizione di ciò che aspetta il cliente. Per stuzzicare il suo appetito e attendere la telefonata. Nel suo approccio al telefono si presenta come “sono portoricana, capelli neri e lunghi, ho 22 anni” e decanta le sue arti amatorie! “Quando ero appena arrivata, il mio italiano era stentato, conoscevo solo le parole studiate ad arte per presentarmi, per fornire l’indirizzo, il numero civico, il piano. Spesso lo scrivevo su un foglio di carta, e lo leggevo. Oggi va molto meglio, ma non dico altro, evito le discussioni lunghe”. Ogni telefonata è intercalata dalla parola “amore” e con questa stessa parola si conclude. Risponde con un filo di voce, sensuale, che giova a creare nell’interlocutore la curiosità di saperne di più. “Chi fa troppe domande non ha alcuna intenzione di un incontro. Per prima cosa chiede il prezzo, e sul prezzo vuole immediatamente trattare. Poi chiede cosa lo aspetta. Qualche volta sono io a chiudere la telefonata, perchè mi accorgo che vogliono farmi perdere tempo. Anche se conoscono il mio numero, io non rispondo alle telefonate anonime!“.
FINE PRIMA PARTE – continua