Lo chiamavano tutti IACHINO, affettuosamente e familiarmente. Sembrerebbe dialetto, ma non lo è: è il Gioacchino in lingua spagnola, JOAQUIN, che in siciliano trae origine proprio dall’iberico.
Lo conoscevano tutti, grazie al lavoro che faceva presso l’ex INAM di Milazzo per lunghissimi anni. E tutti lo rispettavano e lo stimavano per la sua generosa disponibilità nei confronti di quanti si rivolgevano a lui. Non si lasciava pregare dal pubblico: era lui a comprendere le problematiche e le difficoltà, normali per chi si trova ad interferire con un funzionario della sanità pubblica. Ogni suo contatto era seguito da un consiglio, una parola di conforto, un aiuto disinteressato. Era, in una sola parola, l’impiegato ideale per ricoprire un incarico abbastanza delicato.
Ha lasciato una traccia del suo passaggio Gioacchino Puglisi, il nostro Iachino: modesto, buono, un uomo di altri tempi, che giorno dopo giorno aveva fatto breccia nel cuore di chi aveva imparato a conoscerlo. E chi lo conosceva sapeva che in lui trovava un amico sincero, al quale poteva rivolgersi con serenità. Da anni era in pensione, e le sue giornate non erano mai monotone: c’era sempre qualcosa da fare, delle discussioni cui partecipare, degli acquisti da effettuare. Poi, le lunghe passeggiate, gli incontri con gli amici, e negli ultimi tempi le visite alla chiesa di S. Rocco. Lassù stava per lungo tempo, prima di tornare a casa: la serenità dei luoghi, il silenzio, la contemplazione di un paesaggio che lo incantava. Guardava la riviera di levante, la città che era cresciuta verso sud, la riviera di ponente. Guardava l’Etna, le isole, il Santuario del Tindari, il castello, mentre le sua mente correva lontana e lui stesso si rivedeva bambino, a rivivere su quella stessa collina su cui si ergeva la chiesetta del Santo e tutto intorno, da levante a ponente, erano campi e distese di verde…
Negli ultimi giorni Totuccio, il fratello minore che lo accompagnava nelle sue passeggiate, non è riuscito a farlo entrare in chiesa: Iachino non ce la faceva a scendere e a risalire la scalinata, e rimaneva all’ombra, accanto alla chiesa dell’Immacolata, a riposarsi. Da lontano guardava quella chiesetta nella quale era tornato ad entrare faticando non poco per la scala che la separava dalla piazzetta. Era stanco Iachino. Fin quando il suo cuore ha ceduto, ed è partito per sempre. Un viaggio più lungo, da solo, verso un luogo sconosciuto, per ritrovare la stessa pace che aveva ritrovato in quelle giornate serene passate ad ammirare la sua Milazzo. Per ricordarla bellissima, ineguagliabile, incantevole, e lassù, in quel luogo sconosciuto, avere un argomento in più per parlare, per dire che un posto migliore non lo aveva mai visto. Anche se ad attenderlo era il Paradiso, per ripagarlo del bene che aveva fatto nella sua vita.
Addio, Iachino! Addio, caro insostituibile amico!
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