STORIELLA D’ALTRI TEMPI, RACCONTATA DA UN ANZIANO LETTORE DEL GIORNALE. E SICCOME SI TRATTA DI UN FATTO REALMENTE ACCADUTO, E’ GIUSTO CHE POSSIAMO SORRIDERE UN PO’ TUTTI…
Raccontiamo di una Milazzo che in periodo elettorale non disdegnava i confronti serrati in Piazza, con il PCI che prendeva la parola sul lato est di Piano Baele, dove esisteva anche quella sezione staccata del partito, all’angolo con il vicoletto che conduce in pescheria; e tutti gli altri partiti che trovavano spazio sul palco montato davanti all’edicola Filoramo. Una Milazzo di altri tempi, più genuina e sicuramente più legata alle tradizioni. Poi i comizi cessarono improvvisamente. Oggi si fanno cene, banchetti, serate, con gruppi di amici, che a loro volta portano altri amici, e gli amici degli amici. Gli inviti vengono fatti con gli SMS, tipo catena di S. Antonio. Alla fine, si è certi che ognuno dei partecipanti darà il proprio voto, ricevendo in cambio qualcosa. In quella sede, fra centinaia di persone, si conosce il candidato, gli si stringe pure la mano che non si laverà per giorni e giorni, l’onorevole, l’assessore regionale, il portaborse del politico, quello che fissa gli appuntamenti e appunta le promesse. Ai tempi dei comizi in piazza, ai tempi del sindaco Cartesio, quando ancora c’era la vecchia Democrazia Cristiana, e campava Salvatore, in piazza Caio Duilio ci fu qualcuno che volle che proprio quest’ultimo facesse un comizio. “E tu poi mi duni deci liri?” fu la controproposta di Salvatore. “Certamente, e non sulu iò… Tutti chisti ccà!“. Salvatore, evidentemente, si fece i suoi conti, vedendo che si stava radunando una piccola folla. Tutti volevano bene a Salvatore, il quale, posate le borse che portava sempre con sé, diede il via senza essere annunciato, fra le risate e gli applausi a scena aperta, al suo “appello agli elettori“: “Milazzesi, se mi date il voto, vi prometto che vi mettu l’acqua (boato dei presenti), la luci (altro boato ed applausi), l’interruttori (risate a crepapelle e ulteriore esplosione di gioia dei presenti), e vi mettu puru i conna!”. Quest’ultima promessa nessuno se l’aspettava, sicché tutti si sbellicarono dalle risate, anche lui, Salvatore, protagonista di un comizio senza essere … candidato. Fra gli applausi, Salvatore si riprese le borse, chiese il suo obolo (le famose deci liri), che nessuno gli negò, raggranellò una discreta sommetta e si allontanò contento. Molte promesse furono mantenute, ma non da Salvatore. Curiosamente… pure le corna.