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UN GRANDE DEL CALCIO: GAETANO SCIREA

Gaetano_Scirea_-_Juventus_Anni_'80ECCO UN RICORDO DEL NOSTRO SALVINO CAVALLARO

Gaetano Scirea, dimenticare non è possibile.

Ci sono uomini che nel calcio hanno fatto la storia, non solo per ragioni tecniche e agonistiche ma anche per statura morale. Non sono in molti ad annoverare un primato unico che fa parte della storia dell’uomo, della sua integrità, della sua etica, della correttezza in campo e fuori. Ma il pallone, con il suo girovagare per il rettangolo verde, ci ha insegnato che non sempre la cultura della vittoria, dello scrivere la storia di tante Coppe e Campionati vinti, siano essenziali per valorizzare l’atleta e la persona che c’è in lui. Gaetano Scirea era tutto questo, campione in campo e nella vita. Padre affettuoso, marito premuroso, uomo eccezionale e campione unico. Il 3 settembre 1989 Gaetano Scirea moriva in Polonia. Un tragico incidente stradale che l’ha strappato alla vita a soli 36 anni. Era lì per la Juve, per la squadra e la società che gli aveva dato tanto in carriera e che lui ha saputo ricambiare con l’abilità e le caratteristiche del campione universale, capace com’era con il suo carisma, di avvicinare, di unire ogni altra fede che non fosse propriamente juventina. Sì, perché Gaetano Scirea non era un campione qualunque, era il calciatore con la maglia della Juve che poteva indossare contemporaneamente mille altre maglie, mille altre passioni pallonare che spesso  disgregano e non sono capaci di unire. Si sono spese mille parole su di lui, si sono scritti libri e fatto scorrere fiumi di parole che talora avrebbero voluto persino affondare nella fantasia di quello che avrebbe potuto essere la sua vita senza quella disgrazia, e non è stato. Fantasie della letteratura che dimostrano l’affetto verso la persona e la commozione che ancora oggi coinvolge tutti gli appassionati del pallone, ma anche di coloro i quali con il calcio non hanno nulla da condividere. Questa è la forza di uomini veri come Scirea, capaci di scavare un solco profondo nell’anima della gente, un’impronta indelebile che si rinnova nel ricordo. Forza e coraggio, capacità tecniche e valori umani che focalizzavano la sua natura di uomo e atleta che non ha mai messo in risalto le sue virtù. Si dirà in maniera minimalista che era un altro calcio, che erano altri tempi, che il gioco del calcio era costituito da altre tecniche, tattiche, preparazioni e interessi economici diversi, ma l’uomo costituisce ancora oggi come ieri la centralità di ogni cosa. Dall’uomo partono le mille cose giuste e sbagliate che la vita ci para davanti nella sua quotidianità. Troppe volte abbiamo scritto che il calcio è la metafora della vita. Cattiverie, cose sbagliate e giuste si alternano nel terreno di gioco come fuori dal campo, nella vita privata di atleti che spesso perdono il senso dell’umano. Luci e ombre che Gaetano Scirea ha saputo separare con l’intelligenza che lo contraddistingueva. Parlare di lui come esempio di onestà e di rettitudine ci aiuta a essere migliori. Noi che scriviamo, voi che praticate il calcio professionistico e non, voi che fate ogni altro lavoro per vivere e per combattere le inquietudini della vita, teniamo insieme i valori che Gaetano ci ha insegnato e che devono essere presenti sempre, non solo nel giorno della commemorazione della sua morte. Chi ama lo sport, chi segue il calcio fatto da uomini veri, non può non tenere presente tutto questo.

Salvino Cavallaro

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