Nelle aule delle scuole si consuma ogni giorno una silenziosa battaglia di status. Da una parte gli smartphone con la celebre mela morsicata, dall’altra tutti gli altri dispositivi, etichettati con disprezzo come “da sfigati”. Un fenomeno che va ben oltre la semplice preferenza tecnologica, è una sorta di demarcazione sociale.
Non serve chiedere a questi ragazzi cosa debbano farci con un iPhone che costa tre volte un dispositivo Android di fascia media, la risposta è disarmante nella sua semplicità: Whatsapp, Instagram, qualche selfie. Funzioni disponibili su qualsiasi smartphone moderno.
I genitori, ovviamente, cedono a queste pressioni, d’altronde ci sono comode rate per pagare pochi euro al mese per una vita. Solo per evitare che il proprio figlio si senta escluso.
Se i prezzi salgono dunque poco cambia, certi oggetti sono diventati potenti marcatori sociali, capaci di creare gerarchie artificiali. La mela morsicata non è più solo un logo, ma un biglietto d’ingresso per l’accettazione sociale.
E al diavolo le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà o i calciatori che puntano migliaia di euro in scommesse clandestine.
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