da LE CRONACHE DEI SICILIANI
Orrore nel vecchio ospedale abbandonato di Vaccarella a Milazzo. Contenitori trasparenti abbandonati a terra, alcuni sulla soglia di una porta lasciata aperta ed esposta alle intemperie. All’interno “galleggiano” piccoli corpi in alcuni casi anche ben formati, embrioni e feti sospesi in un liquido ma anche altri caduti a terra con il barattolo che si è rotto e preda di animali che nella struttura abbandonata hanno libero accesso, e ancora, organi umani sotto vetro. Un viaggio all’inferno quello dentro l’ex Ospedale “fantasma” di Vaccarella per il quale sono stati annunciati richieste di finanziamento per lavori di demolizione e ristrutturazione da parte dell’Asp che lo trasformerà in Direzione Strategica e attività formative.
Una notizia che ha riportato alla memoria degli abitanti del quartiere marinaro la storia dei “Bambini nella boccia”, feti immersi nella formalina – sostanza tossica – e chiusi in barattoli di vetro e utilizzati anche come materiale didattico durante gli anni di attività del nosocomio ormai da cinquant’anni in disuso.
Quei piccoli corpicini che già negli anni Novanta avevano fatto parlare di sé quando un gruppo di ragazzini entrò per gioco nella stanza dove ci sono i contenitori e ne portarono fuori uno. Fu necessario l’intervento dei carabinieri allora per far luce sul caso . Da allora il nulla, solo l’indifferenza protratta fino ad oggi e la promessa di una riqualificazione rimpallata.
Oggi, ci si interroga sul destino da dare ai feti e in tanti sperano in una degna sepoltura. Il manager dell’Asp Giuseppe Cuccì ha dichiarato di non essere a conoscenza della vicenda e che saranno avviate le opportune verifiche per valutare ogni intervento .
Il giallo dei feti rinvenuti nel vecchio presidio di via Santa Maria Maggiore, ha impressionato Melino Salmeri, presidente dell’U.S. «Giovanni Cambria» e “anima” della Sagra del Pesce che lancia un accorato appello:
“Chiediamo solo che la struttura venga messa in sicurezza e che si data una degna sepoltura a quei feti di bambini nati morti o abortiti di cui dubito possano essere ancora li’ dagli anni 70. Questi bambini meritano di essere restituiti alla pietà umana e cristiana in un luogo in cui ricordarli perché non siano più uno scarto e possano continuare a vivere nelle preghiere. Ricordo ancora oggi come con un gruppo di coetanei entravamo nella sala mortuaria e si intravedevano i corpicini sommersi in un liquido dentro barattoli di vetro, dopo tanto tempo quei nomi e cognomi sono rimasti impressi nella mia mente. Spero in tempi rapidi di un restyling dell’edificio come appreso dall’Asp, in cui avrei visto bene un piccolo pronto soccorso dentro la città per i casi meno urgenti”.
Commenti