Si è conclusa la tornate elettorale europea 2024 e, come al solito, gli “abbiamo perso ma abbiamo vinto”, non si lasciano attendere. Un dato sembrerebbe inoppugnabile, “Macron e Scholz in rovina per le logiche guerrafondaie”. E in tutta Europa, il refrain ha tenuto banco anche se con esiti di dimensioni diverse. L’unica nazione che non si cura della Guerra, non è preoccupata per l’Autonomia Differenziata, non percepisce il pericolo del Premierato, non si sconcerta di una riforma della Giustizia che, mentre lega le mani ai Magistrati libera la Politica, alla quale non basta più l’immunità, dall’assoggettamento al controllo, è l’Italia che, senza scendere in temi come Sanità, Scuola, Salari e caro vita, premia il governo che proponendo salassi non nasconde una spesa di 3 miliardi e mezzo in armi per i prossimi 10 anni. La Giorgia d’Italia ringrazia, si china a mani giunte, sorride, senza darsi pensiero di dove sia finito quel 51% dell’elettorato né del motivo per il quale i disertori delle urne continuino ad aumentare.
In verità Tajani, Salvini, Fratoianni e Bonelli, Schlein e Vannacci esultano incuranti del repentino calo di consenso, a loro basterebbe il voto dei galoppini per assicurarsi una poltrona certa.
A sorridere meno sono Renzi e Calenda, le velleità da “Terzopolisti” le hanno pagate per intero e a caro prezzo; stavolta la burla renziana di accettare la nomina al Parlamento europeo, al contrario di tutti gli altri leader, non ha avuto successo, le centinaia di promesse spromessate hanno fatto i conti con quel 3,7% che non basta a dare il pass per Strasburgo.
A crollare, anche l’arroganza di Calenda (protettore di Confindustria e quindi dei Padroni), il quale non soddisfatto del risultato addebita le colpe a Renzi: “fossimo rimasti insieme …”. Una poderosa bugia visto che, storicamente, due forze politiche che si uniscono non sommano mai,le proprie percentuali.
Lo scettro da “Peggior Risultato” credo lo meriti Conte; non basta la contrarietà alla guerra, abbandonare la nave in difficoltà affossando il “Campo largo”, è stato un pessimo messaggio per l’elettorato nonostante un’attenuante avrebbe potuto limitare il danno.
Il Sud e le Isole non hanno votato per i promotori del RdC smentendo perfino chi, alle scorse politiche, giustificava il risultato con questa accezione.
Le Isole hanno consacrato Forza Italia, riproponendo quella reverenza che un tempo spettò a Berlusconi.
Vorrei infine dare spazio all’astensionismo, pericolosamente in aumento ma che non preoccupa più di tanto. Alla vigilia di queste europee si era pensato che gli eventi che incalzano il pianeta avessero potuto destare gli animi dei popoli, spingendoli verso le urne. Invece, l’incessante e irrefrenabile fenomeno ha raggiunto i massimi vertici conosciuti.
Ingiustificabile disertare, incomprensibile vietare a se stessi di non utilizzare il mezzo più idoneo, più incisivo, che è il voto. Qualcosa che si esercita in assoluta libertà indipendentemente da pressioni o obblighi.
Ma se l’Astensione cresce ad ogni appuntamento elettorale, cosa fare per convincere la gente ad esprimere la propria scelta?
I motivi sono molteplici e oserei mettere al primo posto le Leggi Elettorali raffazzonate, negli ultimi trent’anni.
Il “divieto” di poter esprimere la preferenza, accettando ciò che decidono i segretari per loro interesse, è un dato inconfutabile. Nonostante l’impossibilità di distinguere l’elettore che protesta da quello disinteressato è lapalissiana un’idea comune: “entrambi non si sentono rappresentati da nessuno”. Ecco perché i Partiti dovrebbero esaminare attentamente la questione.
Il 51% di “renitenti al voto” è una maggioranza talmente schiacciante che non avrebbe bisogno di alcuno per Governare il Paese. I più affermano con assoluta schiettezza che “andare a votare non cambia le sorti di una Stato”, quindi, operazione inutile e dannosa.
Ricordo che un tizio, una volta, mi rispose stizzito: “ma tu pensi che se il voto avesse avuto il potere di cambiare le cose, avrebbero indetto le elezioni?”
Questa condizione contagiosa esprime la totale sfiducia nelle istituzioni, la rassegnazione che “il Potere” è tale proprio perché non è possibile, per il cittadino, cambiarne la struttura e la cultura. Esprimere la propria preferenza non porta soldi alla famiglia ma dà più potere a chi Governa.
Accettare passivamente tutto ciò che cade addosso, disinteressarsi per ciò che accade intorno a noi, avere nausea per la politica, non è connaturato nell’elettore, matura con il trascorrere degli anni, tra sofferenze e privazioni, tra progetti sfumati e desideri inappagati. Il sogno di quel “mondo migliore”, pronunciato ma mai realizzatosi, ha forgiato il fronte dell’Astensionismo.
E sarebbe grave imporre il voto così come avviene in Belgio, Grecia e Lussemburgo, è la politica che deve operare per ridare fiducia e certezze ai cittadini, è la Politica che operando deve riportare l’equità sociale, l’attenzione verso le fasce più deboli, una sanità più efficiente, una scuola pubblica all’avanguardia, un mondo del lavoro che garantisca benessere, servizi efficaci ed utili (non come l’assurdità del Ponte sullo Stretto), una tassazione più moderata evitando le spese per inopportuni armamenti. Invece, il Politico garantisce corruzione, arricchimento personale, nepotismo, élite di casta, collusione, guerra e deviazione morale, violando i più elementari principi riportati dalla nostra Costituzione.
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