RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Esiste una verità raccontata dai nostri media attraverso i numeri, che essi forniscono e manipolano, ma esiste anche la verità statistica che è nascosta ai più perché rivela scenari in controtendenza con i numeri che vengono illustrati alla gente.
Inutile tentare di leggere le tabelle che vengono diramate come bollettini di guerra dalla Protezione Civile: non sono attendibili perchè viziate da omissioni e non aiutano a fare un raffronto fra un giorno ed i precedenti. L’unica cosa che risulta evidente è l’aumento considerevole di ricoverati, di contagiati, di deceduti, di dimessi.
Ma a che serve? Si confondono i telespettatori puntando sui decessi, senza spiegare se il deceduto sia morto CON il coronavirus, o PER il coronavirus, tanto, ormai importa poco; si alimentano le ansie e le paure perchè il picco (a detta dei medici) deve ancora arrivare; si snocciolano numeri dati in fretta e si mostrano, di sfuggita, i casi rilevati nelle singole regioni, quando sappiamo per certo che in parecchie regioni ci sono eclatanti violazioni delle normative vigenti (la Sicilia, con la provincia di Messina, ad esempio, dove in queste ore si teme un contagio ad effetto domino causato da comportamenti irresponsabili… o altre del Sud, nelle quali hanno fatto rientro migliaia di lavoratori o studenti residenti al nord). Insomma, questi numeri valgono per diffondere confusione e ingenerare panico.
Secondo i dati forniti, la percentuale dei morti che abbiamo in ITALIA si attesta fra l’8 e il 9 %, il triplo della percentuale dei morti della Cina. Nei Tg e sui giornali a questo punto si fanno contorsioni mentali per capire o meglio giustificare questo dato, che va in controtendenza. Qualcuno dice che si tratta dell’età dei malati, che risulta alquanto piu’ elevata rispetto alla popolazione del Wuhan , altri affermano che non ci sono posti di terapia intensiva a sufficienza, altri che i deceduti avevano altre patologie connesse che ne hanno compromesso la guarigione.
Niente di tutto questo.
La verità sta nei numeri solo se vengono forniti in maniera chiara e inconfutabile: le percentuali vengono ricavate conteggiando soltanto i ricoverati e i positivi asintomatici in isolamento domiciliare, ma se si facesse un tampone a tutta la popolazione, come del resto è stato fatto in Cina e in Corea del Sud, dove il virus è stato sconfitto, si scoprirebbe che i positivi sono probabilmente la metà della popolazione, anche se asintomatica.
Cosicchè la percentuale di morti diventerebbe anche inferiore a quella dichiarata dai cinesi.
A Milano, tampone positivo per un terzo della popolazione, su un milione e trecentomila testati oltre quattrocentomila sono risultati positivi; ma i 4825 deceduti rappresentano poco più dell’1 % della popolazione, e rapportato ai 60 milioni di abitanti della nostra penisola, sarebbero un valore irrisorio, molto al di sotto del valore percentuale dei morti in Cina e dei morti accusati per l’epidemia influenzale di ogni anno. Per cui, ad un minor numero di tamponi, è normale che corrisponda una percentuale maggiore di deceduti. Se poi i tamponi vengono fatti su una popolazione contagiata e in terapia intensiva, i deceduti faranno schizzare verso l’alto la percentuale!
Ecco svelata la verità!
Vi chiedete perché non si fanno i tamponi a tappeto? La risposta non è quella che vi fanno credere, ossia NON CI SONO TAMPONI. La verità è che MANCANO I REATTIVI, I MICROSCOPI, IL PERSONALE IN GRADO DI LEGGERE MILIONI DI TAMPONI che arriverebbero in laboratorio per essere letti.
I politici oggi parlano di MEDICI ED INFERMIERI EROI, come se a costoro volessero dare il contentino per un lavoro che stanno svolgendo in maniera esemplare e con spirito di sacrificio. MA E’ IL LORO LAVORO, e gliene siamo tutti grati!
Se poi questo serve a nascondere l’inefficienza di chi ci ha governato per anni, e dovesse svelare che la responsabilità del sovraccarico è proprio di una classe politica inetta e miope, sarebbe giusto, dai medici, dagli infermieri, dai pazienti e soprattutto dal Paese tutto, gridare il nostro sdegno e la nostra rabbia ai politici che negli anni sono stati capaci di apportare tagli alla sanità, mai alle loro indennità, ed hanno messo in mano le ASL a mediocri se non pessimi dirigenti che rispondendo alle logiche della spartizione del potere clientelare sono riusciti a smantellare reparti di eccellenza e chiudere, a vantaggio della sanità privata, ospedali che adesso vorrebbero rimpiazzare con tende da campo.
– RISPOSTA immediata –
Concordiamo su tutto, da statistici avevamo anche noi fatto queste considerazioni in merito alle percentuali diffuse. Ma non dimentichiamo che per decenni si è introdotto, specie nella facoltà di Medicina, il numero chiuso, per cui i medici oggi mancano, e non è una soluzione reclutare i pensionati per mandarli a combattere. Probabilmente chi siede alla cabina di regia pensa che la guerra debba essere combattuta e vinta richiamando in servizio i “veterani”. Anche questa è stata una scelta politica, attenta a fare incassare milioni in nero per le preparazioni ai test di accesso. E non dite che non è vero!
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